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Lotta di casta e Refugium Peccatorum

Dalla lotta di classe alla lotta di casta. Franco Giordano è il segretario di Rifondazione Comunista, il partito che esprime Fausto Bertinotti alla presidenza della Camera. Lo stesso che invoca l’intervento pubblico nell’economia. Bene, Giordano ha gridato allo scandalo per le cattive nomine fatte del governo, reo di non dare rappresentanza al movimento operaio. Parole impegnative, tenuto conto che ha anche agitato lo spettro della ‘questione morale’. Si è quindi scoperto l’arcano. Il Tesoro nel rinnovare il cda delle Ferrovie ha escluso il candidato di Rifondazione. Un bravo manager? Un operaio? No, il responsabile trasporti del partito. Insomma, una meschina bega interna per quale si sono spese parole eccessive. Ad un primo momento, la speranza è che Giordano ce l’avesse con la partitocrazia, con il vizio di italiano di lottizzare, occupare ogni poltrona disponibile.

E’ appena uscito in libreria il volume inchiesta di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, “Casta” (ed. Rizzoli), e quasi si sperava che qualche politico fosse pronto all’autocritica. Niente da fare. L’unico dibattito riguarda l’interpretazione del manuale Cancelli. Invece di scandalizzarsi per gli inaccettabili costi della politica (basta leggere le appendici del libro di Rizzo e Stella per farsi un’idea, agghiacciante), i nostri leader si preoccupano di come meglio (per loro) proseguire su questa china. Così, la maggioranza ha prodotto nomine assai discutibili. Non ci riferiamo al cda delle Ferrovie. Parliamo dei due nuovi commissari indicati all’Antitrust. Parliamo delle nomine nel cda di Cassa Depositi e Prestiti, la nuova società delle partecipazioni statali. Il dirigente ds ed ex ministro Bassanini – uomo simbolo della commistione politica e banche (Ds e Mps) – diviene vice presidente ed un economista come Sarcinelli viene sostituito da un ex deputato dell’Ulivo non rieletto. Un refugium peccatorum. Così, infatti, sono rientrati altri due ex ministri (Barucci all’antitrust, Baratta alle ferrovie). Nulla da dire sui singoli (tutte persone eccellenti), l’effetto finale però lascia l’amaro in bocca.

Sfogliando le pagine di ‘Casta’ e confrontandole con le cronache di questi giorni viene un terribile sospetto. Che un nuovo moto anti-partiti si stia diffondendo. Che cresce la consapevolezza che molti dei sacrifici fatti dai contribuenti onesti vadano a finire nelle tasche di un ceto politico largo e mediocre. Ad alimentare questo brutto clima non sono giornalisti in cerca di successo ma la politica stessa. Che piuttosto di fare sacrifici ed autolimitarsi, continua a preferire l’autoreferenzialità. Questa politica paga. Ma chi la fa, non i cittadini. D’altra parte perché ad ogni elezioni si supera il record dei candidati? La lotta è entrare in questa maledetta casta.

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