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Seconda repubblica? Solo La Riforma le salverà l’onore

L’ascesa politica di Montezemolo è causa o effetto della crisi della politica? Tutti gli (attuali) protagonisti del teatrino sono compatti nel negare o ridimensionare la crisi di sistema. Affiora l’ipotesi che il fenomeno degenerativo dei costi della politica sia in realtà gonfiato ad arte dai media borghesi. La stessa definizione di Casta altro non sarebbe che una felice intuizione di due fra i migliori giornalisti di Paolo Mieli. Vai a scavare fra le righe e scopri che proprio il direttore del Corriere della Sera viene indicato dai più come il regista di questa vasta operazione antipolitica. Che Mieli sia un abilissimo manovratore non v’è dubbio. Ridurre il menefreghismo disprezzante dei cittadini (come l’ha giustamente definito Giuseppe De Rita) è solo l’ultimo errore della Seconda Repubblica. La crisi c’è, è enorme. Il manifesto di Montezemolo ne è una conseguenza. Che poi il presidente di Confindustria possa o voglia candidarsi alla premiership del Paese è persino un dettaglio irrilevante. Quale che potrà essere il volto della Terza Repubblica, il tema dei prossimi mesi (non ce ne sono troppi) è come archiviare la Seconda. Mentre Prodi sembra interessato a giocare con il risiko (Rai, Mediobanca, Rcs), tocca a Berlusconi e D’Alema – i veri e migliori leader di questi ultimi tredici anni – chiudere la partita e togliere l’erba dell’antipolitica sotto i piedi dei new comers. La sfida è ancora lì. In quella Grande Riforma che tanto interessava anche a Craxi (un caso?). Si vuole allontanare lo spettro del ’92? Bene, bisogna alzare la posta e riformare lo Stato e la forma di governo. Non il pessimo titolo V del centrosinistra, non il pasticcio del centrodestra (entrambi ispirati e mossi dalla Lega, non a caso). Ripartire dalla crostata rievocata da D’Alema nell’importante e controversa intervista al Corriere della Sera. Il leader Ds ha le idee chiare. Ora tocca al Cav. Protestare per il fatto che LCDM gli rubi scena ed argomenti è comprensibile ma politicamente insufficiente. Certamente, per la Riforma il Dalemoni può non bastare: servirà un consenso più largo e Prodi si metterà di traverso e troverà alleati trasversali. La sfida è difficile proprio per questo. Se la legislatura si chiuderà senza Riforma, tutti a casa. E a quel punto nel centrodestra si aprirà la partita più interessante. Il Cav. può ambire – ha tutti i numeri – a restare il dominus ma non potrà prescindere dal logoramento del tempo (della coalizione più che suo) e dalle istanze che Pezzotta, Montezemolo, Draghi e Monti, in modi diversi, esprimono. La Brambilla è un brillante diversivo (da non prendere sottogamba) ma non sarà la risposta. Più facile trovarla nel quadrilatero (Pezzotta, Montezemolo, Draghi e Monti). Casini lo ho già capito. Per dirla all’elefantino: tertium non datur.

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