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Democrazia malata e dottori immaginari

Di am

A pochi minuti dalla candidatura via web di Enrico Letta, lo show must go on di Veltroni prosegue senza soluzione di continuità. I dieci punti di oggi suonano come dieci comandamenti della sinistra che sarà, però più glamour e meno biblici, perchè – si sa – le antiche scritture (così come gli antichi valori) rischiano di spaventare più che attrarre. E allora via al circo veltroniano, con imbonitori e clown, le tigri che saltano nel cerchio di fuoco e  tutti a battere le mani sporche di zucchero filato. D’altronde, siamo un paese circense, profondamente felliniano, e il sindaco di Roma non può che incarnarne lo spirito da valoroso gladiatore. Tuttavia, una domanda seria ce la perdonerà, magari nella pausa in cui si vendono popcorn e birre: caro sindaco Veltroni, visto che oggi da medico attento e scrupoloso ha sancito che la democrazia italiana è malata, una prognosi invero tardiva e più volte espressa da illustri luminari, chiediamo, a lei che appare nelle vecchie foto in bianco e nero con Pier Paolo Pasolini e poi abbracciato alla Fallaci, a cena con Bertolucci, a braccetto alternativamente con Costanzo e Proietti, ma lei, che da 30 anni c’era e continua ad esserci anche oggi come “la nuova speranza”, la salvifica medicina che sanerà la democrazia italiana…lei, onorevole Veltroni, che ha fatto in tutti questi anni per prevenire il drammatico collasso? Cosa ha fatto per i giovani tranne il cin cin cinema per abbattere il costo dei biglietti nei cinema della capitale? Cosa ha fatto per tutti quei precari che lavorano e non sono tutelati e pagheranno le pensioni a quelli che invece, ‘usurati’, approfitteranno del prossimo scalino? Cosa ha fatto quando era vice presidente del Consiglio con quel Romano Prodi che oggi è ancora a capo del governo? Sulle foto lei c’era, ma, perdoni la curiosità forse dovuta al caldo di questi giorni che non dà tregua, se c’era, caro Sindaco, lei che faceva? A Cinecittà forse avrebbero una risposta….parafrasando Moliére e Alberto Sordi…ci troviamo in presenza di un malato reale e di un dottore immaginario. 

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