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Le scuole come i parcheggi a lunga sosta

Di am

In Francia si tagliano gli statali, ma anche le ore a scuola per i bimbi. L’obiettivo del governo francese è di ridurre di 100 ore, dalle 800 attuali, la frequenza obbligatoria in scuole elementari e medie. Al giorno libero dei ragazzi (il mercoledì), si aggiungerebbe anche il sabato. La decisione del ministero per l’istruzione francese va, chiaramente, nell’ottica di restituire ai bambini e agli adolescenti tempo libero per vivere a pieno la loro età, ma da noi si è già scatenato il dibattito. Pedagoghi e sociologi si sono immediatamente divisi – come da stile italiano – sul discutere cosa è meglio o peggio per i genitori, più che per i bambini. Da noi i ragazzi sono a scuola per 980 ore. Diciamo un vero e proprio parcheggio a lunga sosta per genitori che lavorano dalle otto alle dieci ore al giorno e per i quali – ovviamente – le istituzioni scolastiche con il loro tempo pieno rappresentano una manna dal cielo. Invece, però, di chiedersi se la Francia faccia bene o meno a restituire ai ragazzi la loro infanzia, senza riempirla di corsi e compiti e attività pilotate dagli insegnanti, dovremmo spostare il focus su un altro punto, ossia: quali sono le politiche per le famiglie nel nostro paese. Ne esistono? E se sì, permettono ad una madre (o ad un padre) di passare del tempo con i propri figli? Gli psicologi ormai unanimamente sostengono che la figura della mamma deve essere costantemente presente con il bambino fino ai due anni di età. Da noi seguire questa indicazione nell’ottica del bene del bambino equivarrebbe a perdere subito il lavoro e a votarsi ad una vita da casalinga. E’ giusto che uno Stato non contempli asili nido all’interno delle varie aziende, pubbliche o private che siano? E’ giusto che un genitore debba devolvere ad una tata la metà del proprio stipendio perché il proprio figlio non resti da solo la maggior parte del tempo? E’ questo il nodo cruciale di tutta la questione. Poi, possiamo modulare più o meno al ribasso le ore scolastiche, ma se non si mette il bambino al centro, come si può pensare di fare il suo bene?

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