Contro la violenza sulle donne, apriamo porte e finestre

Violentano e ammazzano le proprie figlie, le proprie sorelle, le proprie compagne. Succede a una donna ogni due giorni, per mano di un uomo: si contano 180.000 vittime ogni anno. Succede in Italia e non in un Paese del c.d. terzo o quarto mondo. Succede tra le mura di casa e non per strada. Solo nel 2006 sono state mezzo milione le donne vittime di violenza fisica o sessuale, per mano del partner o del proprio ex. Sono donne emancipate, lavoratrici, donne autonome. E questo è il dato che colpisce di più. Secondo uno studio del ministero per le Politiche della famiglia, la maggiore autonomia della donna non solo non aiuterebbe, ma rappresenta un’aggravante per la violenza. Una donna su due che subisce violenza, e’ dirigente o imprenditrice; il 40,6% e’ un impiegata o un quadro, il 32,2% lavora in proprio, il 30% operaie. Gli identikit degli aggressori raccontano di uomini fragili, disoccupati, rifiutati e la molla che fa scattare la violenza è quasi sempre la vergogna, l’orgoglio, l’impotenza, la rabbia, l’umiliazione. Tutto torna, seppur drammaticamente, ma torna. Se non fosse che solo il 18,2% delle donne che ha subito violenza in famiglia considera la violenza subita, un reato e solo il 7,2% la denuncia. Concludiamo che contro la violenza domestica, pene severe e certe, pur necessarie, non bastano. Ci vuole tanto coraggio per non morire.