Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

In nome del popolo italiano

Berlusconi, accentuando il suo innato populismo, infatti, dimostra di essersi logorato. Ed assume decisioni tutt’altro che costruttive, a meno che non creda veramente alla possibilità di riuscita di un progetto che lo vede unico protagonista contornato, nella migliore delle ipotesi, di soggetti minori.

Di fatto, con la sua sorprendente uscita, ha affondato la sola prospettiva seria di dare al Paese un grande movimento popolare, liberale, nazionale e conservatore sulla cui consistenza e durata nessuno avrebbe potuto nutrire dubbi. Ma Berlusconi non sopporta il confronto; gli stanno cordialmente antipatici coloro che lo contraddicono; non comprende neppure che la vita dei partiti ha regole che non rispondono a quelle aziendali: non è un caso che in quattordici anni non abbia mai fatto celebrare un congresso vero a Forza Italia dove si sentiva stretto perché gli altri, i suoi
più stretti collaboratori, da tempo soffrivano il soffocamento politico imposto dal capo e mostravano segni di inquietudine. Non bisogna confondere gli slanci berlusconiani con il decisionismo che pure è indispensabile in politica. Ed il decisionismo implica coerenza. Francamente dal “nuovo” Berlusconi ci attendevamo il perseguimento di una linea caparbiamente sostenuta in tutti questi anni. Al contrario, in una conferenza stampa di ventisette minuti, lunedì 19 novembre, è stato capace di capovolgerla radicalmente, come se per quasi tre lustri non ci avesse mai creduto.

Era bipolarista ai limiti del fondamentalismo, non lo è più perché “la situazione non lo consente”. Era maggioritarista ed è diventato proporzionalista senza immaginare, probabilmente, che se dovesse esserci un’inversione elettorale in questo senso i prossimi governi non verranno scelti dal popolo, ma dal Parlamento ed avremo alleanze instabili, di breve durata, litigiose: bel capolavoro. Ha voluto, con tutte le sue forze, la vigente legge elettorale ed ora la sconfessa come una “porcata” da cancellare a tutti i costi, dimenticando che faceva spallucce quando glielo si faceva notare. Ha creato la Casa delle libertà e l’ha cancellata in un batter di ciglia soltanto perché si è reso conto che non la dominava più come voleva lui. Per non dire di Forza Italia: formazione azzerata nel momento di maggior successo, quando attendeva di essere trasformata e rinvigorita proprio in quel partito unitario il cui percorso lui stesso aveva delineato tre anni fa e si era dato un manifesto dei valori, aveva varato una costituente, aveva già un nucleo duro di dirigenti e pensatori che, in qualche modo, ne preparavano lo sviluppo. Aveva sempre negato qualsiasi forma di dialogo con la sinistra, improvvisamente ha accettato di sedersi ad un tavolo con Veltroni e discutere di riforma elettorale, naturalmente proporzionale, non perché sia convinto della bontà di questo sistema, ma per dare un dispiacere, il più doloroso, in particolare a Fini. Ecco la nuova stagione politica. Francamente la immaginavamo diversa. Vedremo come e quanto durerà. Non ci vorrà molto a capire quali sono le reali intenzioni di Berlusconi: asseconderà, finalmente, il referendum oppure si ritrarrà sdegnoso davanti alle offerte del leader del Pd il quale intende discutere con tutti e non soltanto con lui anche di altre riforme strutturali e perfino di regolamenti parlamentari? Si accontenterà di promesse generiche o pensa davvero che Veltroni abbia il potere di fissare una data per lo scioglimento del Parlamento dopo l’accordo sulla legge elettorale? Si assumerà il rischio di consegnare il Paese alle sinistre correndo la solo, incurante della catastrofe che si aprirà sotto i piedi dei moderati di tutt’Italia? Interrogativi che probabilmente non gli tolgono il sonno.

A rasserenarlo, come sempre, sono i sondaggi i quali già gli danno sette punti percentuali in più, ma a lungo andare si consolideranno? Non sappiamo se il centrodestra sia finito. Certamente non esiste più come coalizione, ma come soggettività e sensibilità politica diffusa è più radicato che mai. Il piano valoriale è integro. Si tratta di capire chi lo rappresenterà ed in quale percentuale si riconoscerà nei vari partiti a cui fa riferimento. Certamente non potrà più essere Berlusconi il grande unificatore, il mediatore per eccellenza, il federatore delle diverse anime. Lui è un soggetto come tanti e dovrà battersi con tutti gli antagonisti che troverà sul suo terreno: impresa non facile alla quale non è abituato.

Con la probabilità di soccombere qualora le forze escluse dal suo progetto e contro le quali lo ha immaginato e “confezionato” si coalizzassero proprio per arginare la sua egemonia e competere per il primato. Utopistico? Può darsi. Ma se Alleanza nazionale e Udc, per una volta mettessero da parte idiosincrasie e reciproche diffidenze, e con la forza delle loro idee, del loro personale politico, dell’esperienza maturata provenendo da partiti tradizionali e strutturati, agganciassero quella rete di movimenti, associazioni, club, circoli, segmenti sindacali, frammenti di società civile che con disagio vivono la vita pubblica e costituissero una rete di interessi diffusi e finora mal rappresentati, potrebbero davvero dare un senso al centrodestra e porsi come necessari, per quanto insopportabili, antagonisti del neonato partito di Berlusconi. Vogliamo dirla tutta, brutalmente?

Se due partiti come An e Udc si coalizzassero al fine di “svuotare” il nuovo imprecisato contenitore berlusconiano, farebbero un’opera di demistificazione nel centrodestra e si proporrebbero come interlocutori di un’area che ha richiede prospettive solide e, per sua natura, rifiuta l’avventurismo. Berlusconi per anni ha tradotto, e gli va riconosciuto, questa esigenza in esperienza politica. Adesso, per sua decisione, ha scelto di percorrere un’altra strada. Se disgraziatamente qualcuna delle forze citate intendesse inseguirlo commetterebbe un errore gravissimo, al punto di essere fagocitato dal nuovo soggetto del Cavaliere. La prevedibile (ma non scontata) introduzione del sistema proporzionale darà più di un dispiacere a Berlusconi e, malauguratamente, all’Italia.

Tuttavia gli altri partiti, del centrodestradestra non diversamente da quelli dello schieramento avversario, guadagneranno posti al sole e senza sottostare alla mannaia del premio di maggioranza. Berlusconi potrà anche vincere le elezioni, ma con chi contratterà la formazione del governo se non con Fini, Casini, Bossi ed altri soggetti che vorranno avere voce in
capitolo? Tempo fa, osservando i movimenti politici che preludevano ad esiti del genere rappresentato, mi soffermai sulla “sindrome di Weimar” che avrebbe potuto affliggere in nostro Paese. Ci siamo, quasi. E non è un pensiero rassicurante, naturalmente. Semmai dovessimo
incamminarci su questa pericolosissima strada il nostro avvenire si tingerebbe di tinte fosche abbastanza da farci ritenere che l’Italia entrerà in un cono d’ombra dal quale nessun illusionista della politica potrebbe tirarla fuori. Un dramma dalle conseguenze inimmaginabili. La Terza
Repubblica l’immaginavamo, sinceramente, diversa e migliore.

×

Iscriviti alla newsletter