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Italia: “Io so di non sapere”

L’informazione in tutto il globo viaggia su siti internet. E quando ci sono avvenimenti capaci di influenzare il sistema mondiale, poniamo quello economico, è singolare osservare come internamente i diversi Stati reagiscano in modo difforme: è qualcosa che si riflette sulla stampa. Nelle ultime settimane (mesi) i quotidiani on line e cartacei italiani hanno ingozzato il lettore di basse beghe di palazzo e di cronaca, tanta cronaca, soprattutto nera. Perché è attraverso il pathos (che in greco vuol dire “sofferenza”, “emozione”) che “i manovratori di fili” ci guidano. Come insegna Aristotele questo sentimento, insieme a pietà e terrore (di cui tv, quotidiani e magazine sono strapieni), è elemento dell’azione tragica che eleva a momento catartico. Il pathos suscita emozioni talmente forti da offuscare tutto il resto. Così passa in secondo piano la crisi finanziaria che dagli Stati Uniti si abbatterà sul resto del mondo come uno tsunami. O uno sputo e gravi insulti che violentano la dignità di una sede tanto importante come il Senato, prendono il posto di una crisi politica e istituzionale. A dispetto di siti esteri dove si affronta in modo analitico la vicenda nostrana.

Al momento della caduta ufficiale, formalizzata da Marini, in tv si parlava di ciò che stava avvenendo solo sul Tg2, Rete4, e La7. Il governo era caduto e gli italiani avevano la possibilità di sentire unicamente le spiegazioni e i commenti di un Emilio Fede emozionato col mento tremante per la telefonata a sorpresa del Cavaliere e di un Giuliano Ferrara che da Firenze non faceva già più il giornalista, ma già ri-assumeva l’espressione del politico. Cosa mandava il primo canale pubblico radiotelevisivo sorretto dai contribuenti? Un varietà. Per quanto geniale e divertente, ma pur sempre un varietà.

Così noi, non istruiti dai media che ormai hanno perso la funzione pedagogica per cui sono nati, sguazziamo nella totale ignoranza. E non capiamo. E la classe dirigente continua a far quel che vuole di fronte ad un popolo addormentato e che purtroppo ora “sa di non sapere” ma va avanti nella microdimensione quotidiana. Come se non facesse parte di una sfera più grande.

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