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Kenya, avanza la guerra civile

Il conflitto nella Rift Valley keniana sta chiaramente entrando in una nuova fase. A Nakuru, un importante centro industriale e commerciale, gli scontri hanno coinvolto le famigerate milizie mungiki che hanno attaccato gruppi armati appartenenti alle etnie kalenjin e luo. Ma è avvenuto anche il contrario in una battaglia che ha visto la morte non solo dei combattenti, ma anche di numerose persone uccise o ferite per caso.Notizie simili giungono anche da Naivasha, una cittadina a 70 chilometri a nord ovest di Nairobi, la capitale del paese. Qui secondo l’agenzia Afp, 14 persone sono state bloccate nelle proprie case e bruciate vive. Ancora domenica sera non era stato possibile sapere chi avesse commeso questo crimine e a quale etnia appartenesse.In altre zone si parla di massacri commessi col machete, mentre dei poliziotti hanno sparato per errore su loro colleghi. A Naivasha e Nakuru sono i kikuyu, l’etnia cui appartiene pure il presidente Kibaki, il gruppo dominante. Sembra che a Nakuru i mungiki, una milizia kikuyu, si stiano dedicando allo sterminio sia dei gruppi che si combattono tra loro, che di quelli appartenenti alle etnie luo e kalenjin. Non è ancora chiaro quale sarà l’esito di queste battaglie tra i diversi clan kenioti.Testimoni riferiscono di continui colpi da armi da fuoco, mentre elicotteri della polizia e dell’esercito sorvolano in permanenza le zone degli scontri.. Da diversi quartieri di periferia si innalzano colonne di fumo. A Githima un sobborgo popolare e molto degradato nella parte occidentale della città, le case appartenenti ai kikukyu vengono bruciate.Un testimone oculare domenica mattina ha riferito ai media di aver visto un attacco alla scuola elementare di Ronda condotto, secondo lui, da miliziani che indossavano uniformi della polizia e armati di machete. Anche se che non è possibile provare questo tipo di dichiarazioni, si moltiplicano le notizie secondo cui i mungiki collaborerebbero con polizia e paramilitari keniani trasportati sul luogo degli scontri. Il portavoce della polizia di Nairobi ha smentito queste voci. Lo stesso portavoce aveva però poco prima negato che a Kisumu un poliziotto avesse sparato a bruciapelo su un giovane disarmato. La conferma è arrivata dalla televisione che ha trasmesso l’omicidio a sangue freddo commesso da un membro delle forze dell’ordine. Per la polizia si tratterebbe di immagini montate ad arte, quasi si fosse in un film di Rambo.I mungiki accusano la setta dei kalenijn di aver programmato l’attacco di venerdì a Nakuru. I kalenijn negano sia questa affermazione che quella di agire in combutta con le forze armate keniote. Ci si limiterebbe a difendere la propria etnia, fatto assolutamente comprensibile secondo i kalenijn. Per molti però la strada imboccata dal Kenya sta portando alla guerra civile.Uno dei motivi di questa convinzione è la pretesa dei kalenijn di volere tutta la terra della Rift Valley fino a Naivasha. C’è chi teme che prima o poi anche l’esercito si spaccherà seguendo linee etniche. Secondo personalità vicino ai mungiki che in questo momento si starebbero impegnando in un opera di mediazione, questa etnia agirebbe seguendo gli ordini di influenti uomini politici di governo. Gli attacchi etnici di Nakuru e Naivasha, sarebbero stati programmati  a freddo per vendicarsi dei kikuyu uccisi nella Rift Valley.Una brigata dell’esercito keniota si è messa nel frattempo in marcia verso Nakuru. Ufficialmente per togliere i blocchi stradali. L’interposizione dei soldati, che a differenza della polizia si comportano in maniera neutrale nel conflitto che oppone mungiki e kalenijn, è accettata dalle parti in lotta, ha detto il pastore della chiesa che si trova nella zona più povera di Githima

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