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Estinzione del Cav. e vita da eremita per Eco

Quando si parla di politica in Italia, Umberto Eco pensa alla morte dei dinosauri. Non il pamphlet di Sergio Valzania (Marsilio-Formiche, 2007), che riprende il celebre racconto di Italo Calvino, ma bensì la scomparsa fisica di alcuni politici, che ormai sono troppo vecchi per  continuare a lavorare per il paese.
“Il futuro italiano…? Dipende da quando moriranno alcune decine di persone; è un fatto biologico. E dopo dovrebbe arrivare una nuova classe politica. Siamo il paese con la classe politica più anziana del mondo”.
Così il professor Eco ha risposto durante un´intervista pubblicata sul quotidiano spagnolo El Pais. L´autore de Il nome della rosa spara a zero contro Berlusconi, uno – secondo lui – che “promuove la mancanza di senso dello Stato perchè lui per primo non c´è l´ha. Berlusconi è riuscito a instaurare un tipo di potere fondato sulla sfiducia verso la magistratura e la giustizia – continua Eco – per cui può governare anche se ha processi in sospeso”. Il professore, però, non esprime nemmeno una parola su Romano Prodi e il governo appena caduto, che lui stesso aveva ampiamente appoggiato. Nè spende una parola contro i potentati universitari, quei feudi retti da baroni ultrasettantenni che non pubblicano testi da decine di anni.
Evidentemente, però, il cruccio di Eco è solo Berlusconi che, secondo le sue previsioni, è ad un passo dal riprendersi il potere. La sua formula? “Dice che non si devono pagare le tasse! – si indigna Eco -Berlusconi ha potuto arrivare al governo attaccando le forze dell´ordine, stimolando gli istinti più bassi dell´italiano medio. E adesso è vicino ad avere il potere un´altra volta”.
E sulle Brigate Rosse, il semiologo romanziere sostiene che “avevano una idea giusta di combattere le multinazionali, ma hanno sbagliato nel credere nel terrorismo”. Dulcis in fundo, Umberto Eco manifesta la sua preoccupazione per l´indifferenza dei giovani verso la politica. A causa della globalizzazione e della fine delle ideologie. “Adesso non si presentano tante possibilità di trasformazione, perchè la trasformazione è planetaria, e c´è da sperare solo nelle grandi tragedie ecologiche…I giovani dovrebbero andare nel deserto e mettere in pratica una vita ecologica. Questo è il massimo che si può fare: non cambiare il mondo, ma ritirarsi. Per questo esiste il disinteresse per la politica”. Che tristezza, professore!
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