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Beirut in crisi

Da due giorni Beirut è di nuovo in preda alla guerriglia urbana. Negozi e scuole chiuse. Si combatte per le strade dell’antica perla libanese. I quartieri messi ancora una volta a ferro e fuoco sono quelli della parte ovest, cioè della zona in cui convivono sciiti e sunniti.
Hassan Nashrallah ha avvertito che l’atteggiamento del premier Seniora, ostile alle attività di Hezbollah, è interpretabile come una dichiarazione di guerra aperta. La scintilla è scoppiata quando nei giorni scorsi Seniora ha avviato un’inchiesta su una linea telefonica – da lui stesso definita “illegale – che  Hezbollah aveva allacciato. “A chiunque tenterà di toccarla taglieremo le mani” è stata la risposta di Nashrallah.
Siniora, inoltre, aveva deciso di rimuovere il capo della sicurezza dell’aeroporto internazionale di Beirut. Nashrallah è convinto che l’intento sia quello di voler “trasformare lo scalo in una base per l´Fbi, la Cia e il Mossad”.
Dalle Nazioni Unite arriva l’allarme di Terje Roed Larsen, il rappresentante Onu per il Medio Oriente. Larsen ritiene che il movimento sciita sia in possesso “di un´imponente infrastruttura paramilitare all´esterno dello Stato”. Da qui, secondo il funzionario Onu libanese, scaturirebbe una “minaccia per la pace e la stabilità”.
Dagli Usa arriva la proposta di ragionare su nuove sanzioni ai danni di Hezbollah e Siria, che secondo il colosso occidentale spalleggerebbe il movimento.
Si ritorna a parlare di regole d’ingaggio per la missione Unifil II (di cui è a capo il generale italiano Claudio Graziano). E proprio questa potrebbe essere una delle prime dure prove che il nuovo governo italiano si potrebbe trovare a dover fronteggiare.
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