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Il lavoro a Cuba? Liberale!

Dallo stipendio del prossimo agosto, il mercato del lavoro a Cuba tornerà a essere competitivo. Non ci sarà più il tetto salariale imposto dal regime comunista di Fidel Castro negli Anni ‘50. Adesso la regola sarà la produttività massima e ognuno percepirà un compenso commisurato a quanto produce. È la nuova riforma del governo di Raúl Castro, che dopo le liberalizzazioni di cellulari e alberghi, si sta dando da fare sul piano economico.
 
“Fino a oggi la tendenza era che tutti prendevano lo stesso salario, e quella uguaglianza non è conviente”, ha dichiarato il viceministro del Lavoro e la sicurezza sociale, Carlos Mateu Pereira. Il ministro ha anche spiegato che questo cambiamento farà in modo che nella prattica ci sia “il principio socialista di distribuzione, dove ogni uno riceve in corrispondenza con il suo contributo, ovvero, il pago in quantità e qualità”.
 
L’annuncio è stato fatto dal quotidiano Granma, che darà tempo fino ad agosto alle imprese per fare gli aggiustamenti nei contratti. Fattori come la quantità prodotta e la qualità del servizio saranno presi in considerazione per determinare il salario del lavoratore.
 

Dall’altra parte, il presidente Raúl Castro ha segnalato che l’aumento della produttività può aiutare ad aumentare i salari. Forse il paternalismo dello Stato cubano sta veramente arrivando alla fine

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