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Impronte e identità: ma di che stiamo parlando?

Per capire il grado di isteria al quale è giunta la politica italiana basta estrarre dal portafogli la propria carta d´identità. E vedere che in un angolo, sotto la fotografia, è previsto, già da decennti, un riquadro dove apporre l´impronta digitale del proprio dito indice. Un obbligo che nessuno, per ragioni ignote, ha mai fatto rispettare negli uffici comunali di tutt´Italia. Epperò da settimane si parla di impronte ai rom, di discriminazione, di direttive europee, di obblighi comunitari, di etica, di tolleranza, di una legge diversa, più precisa, meglio scritta. E si finisce con l´allargare, con voto unanime, l´obbligo di impronta digitale a tutti i cittadini italiani. Non subito però. Ma dal 2010. L´opposizione è contenta, parla di gesto ragionevole della maggioranza nel rinunciare all´impronta solo per i rom. La maggioranza tace, tanto di qui al 2010 ne succedono di cose. E nessuno che abbia dato un´occhiata alla carta d´identità. Ma di cosa si è parlato in questi giorni?
 
 
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