Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

L’Europa è finalmente cresciuta

 
L’Unione europea ha deciso di prendere la strada del dialogo e troncare le proposte di sanzioni per la Russia riguardo al conflitto con la Georgia. Almeno per adesso. L’europarlamentare per il gruppo socialista, Gianni De Michelis, già Ministro degli Esteri, applaude a questa risoluzione, considerandola la più saggia e responsabile, vista da un lato la situazione nel Caucaso e le azioni provocatorie del presidente georgiano Saakashvill, e dall´altra la volontà di Mosca di preservare i buoni rapporti con l´Europa stessa.
 
Dopo il vertice di Bruxelles, si può parlare di una svolta stile Yalta? Dobbiamo prepararci a nuovi equilibri geopolitici mondiali?
 
Credo che la decisione di ieri sia stata la più corretta. Da un lato si è preso atto del fatto che bisogna convincere la Russia ad adottare un approccio diverso, mentre allo stesso tempo non si è voluto cadere in una sorta di riorganizzazione attraverso una nuova versione della Guerra fredda. Questa è una posizione corretta e responsabile. Adesso l’Europa deve fare un passo ulteriore, creando una proposta di rapporto con Mosca che tenga conto del peso demografico, politico ed economico di quel paese, cancellando la possibilità di che sia isolato.
 
L’accademico olandese Ian Buruma ha definito l’Europa come una “eterna adolescente”. Dopo il vertice di Bruxelles qualcosa è cambiato?
 
L’Europa non è affatto adolescente, ha una lunga esperienza alle spalle. Esperienza che inevitabilmente è fatta di passi in avanti, passi indietro, posizioni diversi che a volte sono divergenti. Lo sforzo è quello di renderle vicine. Questa è una fase d’integrazione politica, che è iniziata poco più di 15 anni fa. Se ci abbiamo messo 45 anni per avere un’integrazione economica, ci metteremmo non meno di 50 per potere fare quella politica. Quello che sta succedendo in questi giorni è una situazione prevedibile e normale. Anzi, direi che grazie alla presidenza francese l’Europa ha dato più di quanto si poteva aspettare rispetto alla crisi georgiana.
 
Il ruolo del presidente Silvio Berlusconi è stato decisivo. Pensa che la sua politica estera sia simile a quella della Prima Repubblica, di cui lei è stato ministro degli Esteri, e ponga l’Italia al centro del dibattito?
 
Non somiglia affatto perché quella era una politica inserita in un quadro diverso, quello della Guerra fredda. Non condivido quello che sostengono i giornali d’oggi, che assicurano che Berlusconi abbia giocato un ruolo fondamentale. Penso che sono state determinanti la presidenza francese e in parte quella tedesca. Il presidente Berlusconi ha dato un contributo positivo e ha scelto la strada giusta, quella della conciliazioni, rimanendo fermo su alcuni confini non negoziabili, ma evitando di precipitare in un clima simile a quello della Guerra fredda.
 
Alle porte del XXI secolo, ci sono veri rischi di tornare a un clima di Guerra fredda o questa è un’ipotesi poco realistica?
 
Siamo di fronte a una situazione nella quale bisogna ridefinire un nuovo modello di ordine mondiale che possa governare il pianeta. Rispetto a questa esigenza, che una serie di fatti hanno dimostrato che non è ulteriormente rinviabile, penso che gli scenari sono tre: il prima è quello di non essere capaci di creare le regole condivise e negoziate di questo nuovo ordine, per cui bisogna prepararsi ad affrontare un disequilibrio di crescente disordine di carattere politico, militare, finanziario, ambientale ed economico; il secondo è quello di ricreare un ordine simile a quello scomparso tra il 1989 e il 1991: un mondo diviso in due, con due poli che si tengono in equilibrio rispondendo a regole diverse, senza avere l’obbligo di dovere trovare punti di vista comuni. Una sorta di Guerra fredda ma diversa, che risponde a questi tempi. Penso che questa soluzione è inadeguata ma impone sempre un certo ordine, sempre migliore al disordine totale. La terza opzione, quella a mio parere più auspicabile, faticosa e complessa, è quella di un ordine multilaterale che presuppone la negoziazione, tra tutti, delle nuove regole del gioco. Che comporta una serie di compromessi sui diritto umani, sulla gestione delle regole politiche degli Stati democratici, che devono essere condivise da tutti e richiede una leadership capace di negoziare. Su questo tema si giocheranno le elezioni americane, dove McCain presenta un programma con le idee più chiare di quello di Obama, e anche il vertice del G8 l’anno prossimo in Italia.
 
Vista la situazione della World Trade Organization (WTO), e la vicenda della Russia, si può pensare anche qui ad un nuovo equilibrio?
 
È una sciocchezza minacciare la Russia di tenerla fuori del WTO. È interesse di tutti quelli che hanno fiducia nell’economia di mercato e di libero scambio che il WTO comprenda veramente tutti i paesi del mondo. Inclusa la Russia. Finché questo non succederà, la possibilità di avere regole mondiali davvero corrispondenti alle regole di mercato sarà impossibile. Includerli è la direzione giusta.  
 
Rossana Miranda
×

Iscriviti alla newsletter