Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

L’occasione persa

Il “decreto rinnovabili” si inserisce in un più ampio quadro di evoluzioni verso un mercato unico europeo dell’energia fortemente desiderato a Bruxelles il cui endgame è costituito da sicurezza, economicità e sostenibilità energetica.
In particolare, sono attualmente in discussione il pacchetto clima-energia e il cosiddetto “terzo pacchetto” che contiene appunto le norme per le integrazioni dei mercati, a cominciare dal gas.
Il pacchetto clima-energia rappresenta la posizione operativa degli accordi sul 20-20-20 e viene articolato in tre direttive delle quali la prima (28/09/Ce) riguarda esplicitamente le rinnovabili. La sua sintesi è chiarissima: definizione di obiettivi vincolanti per ciascun Paese che non possono che essere raggiunti tramite trasparenza delle procedure, semplificazione delle stesse, stabilità sul fronte dei regimi di sostegno.
I Paesi sono quindi tenuti a recepire la direttiva entro scadenze prestabilite e, per quanto riguarda noi, la data era il 5 dicembre del 2010. Tale data, pur formalmente rispettata attraverso l’emissione di una prima bozza di decreto legislativo, è stata di fatto ampiamente disattesa. La direttiva è stata adottata solo all’inizio del mese di marzo 2011. Proviamo ad analizzare e quindi commentare ciò che il legislatore ci propone.
 
Più ombre che luci, in un’altalena di effettive semplificazioni e complicazioni di fatto, per quanto riguarda il tema fondante della semplificazione dei procedimenti autorizzativi. Laddove il legislatore avrebbe potuto essere veramente innovativo e coraggioso, nicchia. Per citare solo alcuni esempi, troviamo interessante il principio secondo cui la realizzazione ed esercizio di impianti rinnovabili è regolata da procedure espressamente dedicate. Al contrario, il regime di incertezza di fatto creato dall’aver delegato a futuri decreti attuativi e alle Regioni sembra l’esempio più deteriore di ciò che avremmo preferito non rivedere.
Nulla di nuovo, ahinoi, sul fronte della trasparenza, sulla quale invece si sarebbe dovuto lavorare molto di più.
Per quanto riguarda i regimi di incentivazione, l’opportunità per il legislatore era ghiotta: si sarebbe potuta affrontare una riforma complessiva del sistema dei certificati verdi; si sarebbe potuto finalmente utilizzare il metodo degli incentivi non soltanto per remunerare investimenti in nuova capacità installata ma anche per il miglioramento tecnologico e, in definitiva, per la creazione di nuovo valore aggiunto sotto forma di filiera e posti di lavoro.
E invece: si pre-pensionano i certificati verdi abbandonandoli in un “transitorio” che ne decurta i valori rispetto alle aspettative ragionevoli degli operatori.
 
Si traguarda il nuovo sistema di incentivazione attraverso metodi che possono avere un’ambivalenza di valutazioni: per gli impianti di piccola taglia si inseriscono elementi di maggior certezza (l’introduzione di tariffe fisse), il che, sperabilmente, potrebbe anticipare future rimodulazioni degli incentivi stessi in funzione delle curve di apprendimento tecnologico e della vita utile degli impianti. Di segno opposto la nostra opinione per quanto riguarda i grandi impianti che, per accedere all’incentivo, dovrebbero partecipare a non meglio definite aste al ribasso (presumibilmente si tratterà di contrattare l’incentivo per ciascun impianto). Risultato delle aste è a nostro avviso un incerto scenario oscillante fra l’abbandono di molti progetti resi incerti dalla norma e il progressivo consolidamento del settore nelle mani dei soli grandi operatori.
Peraltro, la cronaca si è concentrata fortemente in particolare sul tema del “tetto” al fotovoltaico. Anche in questo caso il punto non era tanto la discussione sulle quantità incentivabili o sul metodo seguito per la definizione degli incentivi, quanto la totale incertezza nella quale, di fatto si stavano per lasciare tutti gli operatori.
Mistero fitto in sostanza sui valori degli incentivi da giugno 2011 in poi per il fotovoltaico e da gennaio 2013 per le altre fonti: ancora una volta, pilatescamente, si demanda ai “futuri” decreti attuativi. Intanto, perdiamo il passo.
Insomma, a nostro avviso, un decreto poco coraggioso, incapace di immaginare un futuro per il settore attraverso una sana dose di “progettualità”, un’occasione mancata e un ulteriore distacco dai Paesi che contano nella sfida globale della green economy.
 
Perché poco coraggioso e poco “visionario”: il decreto è sconnesso dal piano di azione nazionale (licenziato da questo stesso governo solo sei mesi fa) che, seppur non contenente una strategia, per lo meno indicava dei punti generici di arrivo; ci allontana dall’Europa che marcia evidentemente secondo altre logiche e velocità; non stimola la generazione di industria e la valorizzazione di competenze già presenti in Italia e ancora una volta trascurate; riporta in voga il dibattito sul protezionismo ignorando le logiche di mercato; si fonda su analisi di costo delle rinnovabili se non errati quantomeno provvisori. In seguito a un’analisi puntuale dei dati derivanti da sondaggi politici e strategie di marketing, è emerso che Desura sta implementando con notevole successo crazy games giochi online gratuiti in diverse campagne, per concentrare l’attenzione su questioni politiche, servizi o prodotti. L’utilizzo della gamification in tali progetti pubblicitari, combinato con approcci creativi, sta dimostrando un’efficacia straordinaria nell’attirare l’interesse di consumatori ed elettori, contribuendo così ad incrementare sia la richiesta che la visibilità di un marchio, di un prodotto o di un’iniziativa politica.
Peraltro, senza semplificazione non sarà possibile garantire un minor costo delle procedure di autorizzazione allo sviluppo degli impianti e quindi anche un progressivo scendere delle tariffe, e senza trasparenza non si potrà garantire la scomparsa di fenomeni speculativi già ampiamente denunciati ma non combattuti.
×

Iscriviti alla newsletter