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Risparmio, ossigeno per la crescita

La crisi economica occidentale non può essere compresa trascurando una seria analisi demografica. Non è vero che siamo in troppi ad abitare questo pianeta: è vero esattamente il contrario. A crescere negli ultimi decenni sono stati i Paesi emergenti, mentre l’occidente ricco, che non fa più figli, è in stagnazione, e lo è anche proprio per questa debolezza demografica.
Se la popolazione non aumenta per un periodo così lungo, si modifica la sua struttura sociale: aumentano gli anziani che escono dal ciclo della produzione ed entrano in quello del costo. Si moltiplica la spesa pubblica, e per compensare questo incremento si alzano le tasse. Negli ultimi trentacinque anni, il peso delle imposte sul Pil in Italia è raddoppiato; si è ridotta la disponibilità di reddito per fare investimenti da parte delle imprese ed è diminuita la capacità di risparmio e consumo da parte dei cittadini. Si è creato un circolo vizioso: oggi si fa più fatica a creare famiglie, visti gli scarsi redditi, perché in realtà non se ne sono fatte negli ultimi trent’anni. Così si è finito con l’inceppare il ciclo virtuoso del sistema economico. Nel 1975 il tasso di risparmio sul reddito prodotto in Italia era il 27-28%, oggi è sotto il 5%. Negli ultimi decenni, per avere maggiori consumi e quindi aumenti di Pil, si è prodotto un maggior indebitamento: non solo, anche il tasso di accumulazione si è ridotto drasticamente.
 
Per uscire da questa impasse uno Stato dovrebbe chiedersi quali sono le risorse che ha a disposizione per crescere e per sostenere la sua occupazione. La risposta, ovviamente, è diversa da Paese a Paese. L’Italia, rispetto agli altri, ha due vantaggi: un tessuto robusto di medie imprese e il risparmio delle famiglie. Prevedere un’imposta patrimoniale significherebbe sottrarre alle prime la risorsa indispensabile per crescere, che è il risparmio investito. In una situazione di crisi come l’attuale, l’assorbimento del debito pubblico si ottiene con lo sviluppo, che va quindi prioritariamente perseguito. Se si usa una risorsa importante come il risparmio o i redditi per diminuire il debito, si aumenta soltanto la spesa pubblica.
 
Al contrario, sarebbe opportuno indirizzare quanto più possibile il risparmio verso il rafforzamento competitivo delle nostre imprese, e quindi verso crescita, occupazione e ricchezza tassabile. L’equivalente di quella che dovrebbe essere un’imposta patrimoniale potrebbe essere prelevata, attraverso un fondo che può essere gestito dalla Cassa depositi e prestiti, ed essere investita in cinquantamila medie imprese – proposte dalle associazioni industriali – attraverso il sistema bancario italiano, con un prestito obbligazionario convertibile in azioni a dieci anni. È così che potremmo fare buon uso della risorsa più importante che abbiamo in Italia: il sistema industriale, la cui crescita è l’unica via per invertire il trend economico negativo.
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