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Consumatore – Le parole che disincantano il mondo – 1

E’ entrato nel lessico comune il termine “consumatore”. In origine si parlava dei diritti dei consumatori; oggi spesso capita di sentire persone che si qualificano pubblicamente come consumatori e nel dibattito politico sempre più spesso ci si riferisce ai “cittadini-consumatori” (e non già ai “cittadini”). Consumatore,
è un termine che abbia importato dalla burocrazia europea. E’ una parola concettualmente sgradevole, perché definisce una persona per la sua capacità di erodere. Come le termiti! Eppure nessuno sembra accorgersene (salvo Natalino Irti, a cui si devono brillantissime considerazioni sul tema). Devo, però, riconoscere che è un termine onesto. Senza infingimenti, rende evidente la ragione per la quale un soggetto viene preso in considerazione dal sistema: la sua capacità di consumare, erodere beni e servizi: una capacità preziosa e indispensabile per ricreare la domanda che è alla base del processo produttivo. Come è ovvio nei processi economici, si tratta di una parola censuale.
 
Di qui, il grave rischio di porre il cittadino-consumatore al centro dell’azione politica. Non tutti possono essere cittadini-consumatori, perché sono tali solo coloro che hanno capacità di spesa. Pertanto non è indifferente parlare di cittadino o di cittadino consumatore. I diritti dei consumatori attengono alla dimensione economica, quelli del cittadino a quella politica. La prima è naturalmente selettiva, la seconda inclusiva e omnicomprensiva. Omia munda mundis. Ma in un tempo nel quale l’economia governa la politica è, forse, il caso di ricordare come una delle grandi conquiste della modernità è stato il superamento del censo come fonte di legittimazione politica (aml)
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