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#Rai, Marcia indietro sul canone dopo la rivolta del web

Marcia indietro della Rai. Dopo le polemiche sull´abbonamento speciale richiesto per pc, tablet e smartphone, l´azienda di Viale Mazzini, in seguito a un confronto con il dipartimento delle comunicazioni guidato da Roberto Sambuco del ministero dello Sviluppo economico, ha precisato che il mero possesso dei computer e delle altre apparecchiature non comporta il pagamento del canone speciale.
 
Tutto è iniziato il 21 febbraio 1938: l´art 27 del regio decreto 246 sancì che “Chiunque detenga uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni è obbligato al pagamento del canone di abbonamento”.
Internet era ancora un miraggio ma oggi la Rai batte cassa e propone di far pagare il canone Rai a imprenditori e liberi professionisti che possiedono computer, tablet o smartphone con connessione a internet.  Ma su Twitter scoppia la rivolta e la polemica va subito in vetta agli argomenti di maggior interesse sul social network.
 
I commenti si muovono tra la rabbia e l´ironia. Sono in molti a chiedersi “Come può un decreto del 1938 avere senso nella realtà di oggi?”;  “Il Re lo abbiamo mandato via, ma siamo ancora prigionieri di una sua legge”. “Visto che la Rai si rifà al Regio Decreto per il pagamento del canone, io son disposto a pagarlo, ma la cifra in esso contenuto: £81”.
“Far pagare il Canone ad un pc o ad uno smartphone è come far pagare l’autostrada a chiunque abbia una macchina”, scrive uno degli utenti che hanno commentato sul popolare social network.
Roberto Rao, capogruppo dell´Udc in commissione di Vigilanza Rai scrive su twitter : “Una legge del 1938 dice che i pc sono soggetti a #canone #Rai. Portiamoci avanti, facciamo pagare il teletrasporto. #pagheRai”.
 
La denuncia era stata fatta nei giorni scorsi da Rete Imprese Italia ma i vari spot Rai diffusi durante il Festival di Sanremo hanno creato un vero e proprio moto popolare che al momento si limita alla rete. E sono proprio gli internauti ad essere i più indignati per la scelta di applicare un regio decreto del 1938, poco adatto alla realtà multimediale dell’informazione e della comunicazione del 2012.
 
A far scattare le richieste della Rai, aveva spiegato l´organizzazione delle Pmi, una norma contenuta nel decreto salva Italia che obbliga le aziende a inserire nella dichiarazione dei redditi i canoni cui sono tenute.
In una lettera inviata a Monti e al ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, Rete Imprese ha sollecitato “l´esclusione da qualsiasi obbligo di corrispondere il canone in relazione al possesso di apparecchi che fungono da strumenti di lavoro per le aziende, quali computer, telefoni cellulari e strumenti similari”.
 
 
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