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Addio ai peluche di Kelley

Mike Kelley era uno degli artisti statunitensi più influenti al mondo nell’ultimo quarto di secolo. È stato trovato morto nella sua casa di South Pasadena, vicino a Los Angeles, in California, lasciando un segno indelebile nell’iconografia americana con i suoi punk-peluche in stile horror.
 
Nato a Detroit nel ‘54, Kelley diventa famoso quando uno dei suoi peluche è stato messo nella copertina di “Dirty”, mitico album della band Sonic Youth. L’esplosione di notorietà è avvenuta nel 1992, quando è stato protagonista della mostra ´´Post Human´´ a cura di Jeffrey Deitch al Musee d´Art Contemporain di Pully-Lausanne. Un’esposizione che fece storia per quella generazione e che poi è stata trasferita al Deichtorhallen di Amburgo.
 
Le opere dell’artista dei peluche psichedelici sono omminipresenti nella ´´Power List´´ di ´´ArtReview´´ e ospiti di casa al Whitney Museum, al Louvre, al Portikus di Francoforte, al Lacma di Los Angeles e al Mumok di Vienna. Premiato con il Wolfgang-Hahn, il Guggenheim Fellowship e il National Endowment, Kelley era sopratutto un innovatore delle arti visive.
 
Era stato musicista nella band di rock Destroy All Monsters, anche pittore, fotografo, designer e creatore di imponenti istallazioni artistiche. Tra i suoi collaboratori ci sono i celebri Paul McCarthy, Jim Shaw e Tony Oursler. Dal 2000, la sua galleria era la Gagosian. Cupo, intimista e misterioso; appassionato del movimento punk e criptico nel mescolare surrealismo, psicoanalisi, folclore e caricatura. Come la sua arte.
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