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Lavoro, Cazzola: “Articolo 18? L’ultimo muro di Berlino”

Nel giro di due, tre settimane, avverte il ministro Fornero, il governo vuole chiudere la partita sul mercato del lavoro e realizzare una riforma “incisiva” che lo stesso ministro chiama “Cresci e resta in Italia”.
Abbiamo chiesto a Giuliano Cazzola, vicepresidente della Commissione lavoro alla Camera e docente di diritto della previdenza sociale all’Università di Bologna, un giudizio sulle proposte messe in tavola fin’ora:
“Sinceramente mi sembra che si resti ancora nel vago, alle dichiarazioni di principio. Spero che si tratti solo di un atteggiamento tattico usato del Governo. Alcuni aspetti non mi convincono: non vedo perché debba essere più costoso per l’impresa il lavoro cosiddetto flessibile; non condivido l’idea di eliminare forme contrattuali che hanno il merito di regolare con norme appropriate e specifiche situazioni lavorative particolari. Mi pare poi che il “botto” sia ancora in preparazione. È chiaro che mi riferisco alla revisione dell’articolo18”.
 
A proposito di questo tema caldo, Lei pensa che si possa intervenire o resta un tabù?
“La modifica di questo articolo, simbolo di un mondo che non c’è più, è attesa dalla comunità internazionale e dai mercati. Si vedrà se il Governo avrà il coraggio di sfidare i sindacati e il Pd. Io sono molto critico con il mio partito, il Pdl, che ha assunto la linea del ‘non aderire né sabotare’. Le soluzioni potrebbero essere tante: di carattere sperimentale o strutturale. L’importante è mandare un segnale chiaro e forte. L’articolo 18, così come è, rappresenta l’ultimo Muro di Berlino esistente in Europa. Ovviamente deve restare una tutela di carattere risarcitorio contro i licenziamenti ingiustificati. Ma la reintegra deve essere prevista solo per i casi più gravi”.
 
Dagli “sfigati” del viceministro Martone alla”monotonia” del posto fisso del Premier Monti, i giovani sono stati negli ultimi giorni al centro del dibattito e delle polemiche. Lei cosa si sentirebbe di dire a un neolaureato che si sta per affacciare al mondo del lavoro?
“Penso si sia trattato di battute infelici, anche se hanno un fondamento di verità. I problemi dei giovani non si infilzano al volo con una battuta. Guai però a seguire la deriva di quanti confondono la cosiddetta precarietà con la disoccupazione. Se si irrigidisse ulteriormente il mercato del lavoro, attribuendo, come sarebbe giusto, dei diritti a chi ne è privo, senza rendere più flessibile il rapporto di lavoro di chi è pienamente tutelato, non si aprirebbe il mercato del lavoro ai giovani, ma si metterebbero ulteriori ostacoli all’occupazione. I posti di lavoro li crea l’economia. Un posto di lavoro finto, improduttivo, non difende l’occupazione. Contribuisce a distruggerla”.
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