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Privacy – Le parole che disincantano il mondo – 3

La privacy: è uno dei diritti- bandiera  del nostro tempo. Per proteggerla l’Unione europea ha emanato una disciplina tra le peggiori mai prodotte: in larga parte inattuata, spesso inattuabile, inutilmente gravosa per chi la deve applicare, scarsamente efficace per chi ne dovrebbe essere tutelato. I liberali la esaltano al punto da considerarla il diritto su cui ruota il rapporto tra cittadini e Stato. Lo Stato inizia là dove finisce la privacy dell’individuo, ossia la sua sfera personale che, secondo il mantra, è sacra e inviolabile. Nell’ottica liberale, l’essere umano è una monade (un in-dividuo: ciò che non è più divisibile) che va protetto dalle ingerenze della comunità che, ben lungi dal concorrere alla costituzione dell’io, viene considerata un ostacolo alla relativa sovranità. Per i liberali l’uomo è un Robinson Crusoe.
La comunità nasce quando appare Venerdì e solo per evitare che i due si uccidano tra loro (homo homini lupus). Viene così stipulato quel contratto di reciproca protezione sul quale si fonda e nei limiti del quale si ritiene possa essere giustificato lo Stato. Peccato che Robinson Crusoe sia una invenzione letteraria e che l’uomo, qualunque essere umano, sia sempre figlio di un uomo e di una donna e che per sopravvivere, nei suoi primi ed ultimi anni di vita, debba confidare sulla com-passione altrui e che il sesso comporti biologicamente, ancora prima che socialmente, l’esigenza di un rapporto con l’altro. La dottrina liberale ignora la dimensione sociale dell’essere umano e l’estromissione del Noi dalla sfera costitutiva dell’Io porta all’esaltazione della privacy.
Un termine che siamo talmente avvezzi a ripetere da non coglierne più il significato proprio. Privacy vuole dire privato, ossia mancante. Sì, mancante, mancante proprio di quella libertà che, invece, sembra vezzeggiare. Hannah Arendt ricorda come, per gli antichi, la sfera personale dell’essere umano fosse il regno della necessità. Nella privacy, infatti, soddisfiamo i bisogni biologi: dormire, mangiare, lavarsi, etc. Non c’è libertà nel privato, ma solo soggezione alle leggi naturali. Nel privato l’uomo vive la dimensione propria dell’animale. La libertà, la vera libertà è, invece, nella sfera pubblica (ossia, non privata), nel sociale ove si instaura il rapporto con l’altro che, con Hegel, consente tramite il riconoscimento l’espressione della vera natura umana (zoon politikon). Non è, forse, un caso che in Eraclito il termine “privato” sia reso con idios, una parola che, giunta sino a noi, non merita commenti. Difendiamo, quindi, doverosamente il nostro privato, ma senza cadere nell’errore di assumerlo ad orizzonte del nostro transito terrestre (aml)   
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