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Il Riformista. Le ragioni della chiusura

#Forzariformista
Il quotidiano Il Riformista, fondato da Antonio Polito e oggi diretto da Emanuele Macaluso, è ridotto a sole 8 pagine. Pochi spazi rispetto alle ambiziose 32 che aveva avuto una volta, nel lontano 2007. Otto pagine che sono un simbolo dell´impegno di una redazione fatta da giovani professionisti che vogliono resistere a scomparire. Le polemiche e le voci che si contraddicono tra loro non sono poche.
 
Dopo la conferenza stampa del Cdr de Il Riformista, avvenuta questo giovedì nella sede dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, a piazza della Torretta a Roma, il direttore Emanuele Macaluso ha pubblicato un’editoriale dove spiega le difficoltà economiche che attraversa il quotidiano e che compromettono la sua esistenza. In primis, c’è la riduzione del contributo pubblico. Che secondo Macaluso è anche assegnata a “fogli clandestini legati a notabili o faccendieri”. In più, la pubblicità (ridotta) non è arrivata ed è ancora in corso un contenzioso con i vecchi editori: la famiglia Angelucci.
 
“Nel contratto abbiamo scritto che il nostro tentativo di salvataggio (di questo si trattava) doveva essere verificato dopo un anno per capire se potevamo, o no, andare avanti. Ad oggi le condizioni, per i motivi che ho riassunto, non ci sono”, ha scritto Macaluso. Il direttore sostiene di non sottovalutare “le ragioni politico-editoriali che non hanno consentito a un quotidiano impegnato sul fronte del riformismo socialista ed europeista di espandersi come pensavamo”. Con una spesa di circa 2000 euro al giorno (e il bisogno di quattro euro di sussidio dello Stato per ogni copia venduta) e senza il rinnovo dei fondi pubblici, “Il Riformista” ha bisogno di una nuova bomba di ossigeno per sopravvivere.
 
r.m
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