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Fenomenologia di Fabio Volo… e voleva fare il panettiere

Oggi possiamo affermare che Fabio Volo è un personaggio pubblico dal raro quanto indiscusso talento, in grado di convincere milioni di persone con il suo linguaggio schietto, sincero, che rasenta la superficie e raggiunge i ventricoli più profondi dell’anima. Ma come è iniziata la sua carriera e perché oggi è considerato da molti un poeta contemporaneo che sa racchiudere un concetto in una frase, mentre alcuni critici pensano che sia soltanto sopravvalutato?
 
Non sono Aldo Grasso, ma questo è un dato oggettivo. A Fabio Volo è bastato sussurrare: “E’ una vita che ti aspetto” e boom, ha venduto un milione di copie.
Ha raccontato storie di giovani trentenni, ispirate a lui e alla vita che conduceva, eterni peter pan incapaci di avere relazioni stabili, sempre alla continua ricerca dell’amore con la A maiuscola.
Oggi è maturato, parla di stabilità, di figli. Non è più il latin lover di Brescia. Ora è riservato, non concede interviste, centellina le sue apparizioni in pubblico, viaggia, scrive, sembra uno di quei coreografi/stilisti/direttori artistici supersnob, ma è in procinto di ritornare in Tv. Lo vedremo, infatti, da domani in onda tre volte a settimana, il mercoledì, giovedì e venerdì, in diretta, alle 23:15 su Raitre con “Volo in diretta”. Discuterà di temi di attualità con Alessandro Baricco, Erri De Luca, Franco Battiato e Jovanotti. E allora – dicevamo – perché ci sono fan club che lo venerano come un calciatore portoghese e critici che lo odiano?
 
Io voglio riflettere su quello che ha combinato questo “giovane ormai quasi quarantenne” in questi ultimi quindici anni. Chi lo segue – come me – dai tempi del suo debutto, si ricorderà certamente che nel 1998 era una iena con occhiali neri e cravatta fina alla Will Smith in Men in Black, e rimase nudo davanti alla porta di casa della bellissima Alessia Marcuzzi. Dopo quell’indimenticabile momento televisivo è diventato per molti un mito, e ha iniziato a registrare un successo dopo l’altro. Su Mtv, su Radio Deejay, in libreria, al cinema. Da giovane panettiere della periferia bresciana a show-man, attore e scrittore italiano più letto in assoluto. Altro che Margaret Mazzantini, altro che Giorgio Faletti, altro che… Bruno Vespa. Eh eh eh.
 
Oggi Fabio Volo può osare, può permettersi di fare scelte estreme come parlare con un cane immaginario alla radio, ed è sempre seguito. Seicentocinquantaseimila fan su Facebook. Trecentomila followers su Twitter.
Riuscirà anche a far sintonizzare sulla terza rete della Rai, in terza serata, almeno un terzo del pubblico televisivo italiano?
E’ una mission davvero impossibile, comunque lo scopriremo domani.
 
Intanto vi lascio con una delle sue celebri frasi che fanno sciogliere i cuori dei suoi lettori:
“E poi ci sono quelle persone belle da morire. Non belle in senso fisico.. belle e basta. Belle perché quando sorridono illuminano ciò che le circonda. Belle perché il suono della loro voce riempie l´aria. Belle perché con un gesto ti rendono felice, belle perché fanno parte di te e ti rendono migliore…”.
 
Daniele Urciuolo
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