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Devis Bonanni, la “pecoranera” che ha scelto la natura

“Ci sono cose che superano il concetto di ciò che sia giusto o meno. E’ la vita.”
 
Dalle montagne della Carnia, una voce determinata e sagace, quella di un ragazzo che ha avuto il coraggio di scegliere la rotta della propria vita andando contro le correnti da cui, spesso, ognuno di noi è trasportato senza esserne consapevole. Intervista a Devis Bonanni, autore di Pecoranera, un ragazzo che ha scelto di vivere nella natura, dal 7 marzo in libreria, Marsilio Editori.
 
Che cos’è il “Progetto pecora nera”, perché costituirebbe un modello da seguire per le persone?
Pecoranera è più che altro uno stile di vita legato all’idea della decrescita e contemporaneamente incentrato sull’auto-produzione del cibo come segnale di indipendenza e riconnessione con la Natura in modo molto pratico. Non è tanto un modello da adottare a scatola chiusa ma un esperimento cucito sulla pelle di una persona, il sottoscritto, da cui è possibile prendere spunto.
 
Si parla tanto di ecovillaggi, puoi offrirci una breve descrizione?
Un ecovillaggio è un gruppo di persone che condivide uno stile di vita a basso impatto ecologico, che si impegna in attività di auto-produzione e condivide, a diversi livelli, la sfera sociale e degli affetti e quella economica ed abitativa. Però mi preme sottolineare che al momento pecora nera non è un ecovillaggio perché manca della componente “gruppo” pur rimanendo un porto aperto a chi vuole incrociare anche provvisoriamente un’esperienza di decrescita.
 
Ad allontanarti dal “mondo sociale” è stato un malessere generale, la sensazione di non vivere bene. Non ti manca in qualche modo “il vecchio mondo” ? Qualcosa in particolare?
Non mi sono licenziato dal mio lavoro di tecnico informatico perché non ne potevo più, tutt’altro! La mia è stata una scelta piuttosto che una fuga, volevo vivere in modo diverso perché credevo nella bontà di certe idee e desideravo metterle in pratica. Per quel che riguarda il sistema, mi sento di essere oggi più addentro alle cose del mondo nel tentativo di trovarvi alternative che ieri quando ne subivo passivamente le storture.
 
In un passo del libro, descrivi l’uccisione di un essere vivente per la sopravvivenza di un altro come qualcosa che prescinde da ciò che è giusto e ciò che non lo è, “[…]è la vita[…]“. In qualche modo, vivere un’esperienza simile, ridimensiona l’approccio che un uomo comune ha con il quotidiano? Anche un semplice gesto (ai giorni nostri), come quello di comprare da mangiare?
Oggi non riconosciamo più il cibo nella sua forma originale. Siamo avulsi dalla catena alimentare e non possiamo incidere sulla qualità del nostro piatto. E’ comodo ma anche tremendamente problematico per l’ambiente e la nostra salute. La carne è carne, non è più un animale vivo che viene macellato. Auto-prodursi il cibo induce alla riflessione perché torniamo protagonisti dell’atto stesso di crescere una pianta o un animale, perché riscopriamo il valore del cibo in termini di risorse e fatica spesi nell’ottenerlo.
 
In un altro punto, sottolinei l’importanza dell’aver dimenticato di piantare alcuni ortaggi e la frustrazione che ne è derivata.
Quando dissi a mia zia che scrivevo un libro questa esclamò sorpresa: “e cosa gli racconti, che fai l’orto e vai in bicicletta?” Il punto è che faccio cose assolutamente normali, o ragionevoli, solo che per tenerle assieme ci vuole un po’ di poesia. Quando dimenticai di seminare i pomodori provai un senso di scollamento, la poesia era scaduta e la voglia latitava. Fu una stagione di alti e bassi ma alla fine ne uscii cercando di restituire il proprio significato alle cose.
 
Senti in qualche modo di aver raggiunto una dimensione più umana?
Direi piuttosto una dimensione più biologica, nel senso che coltivare la terra, passare le ore nel bosco a fare legna, andare in bicicletta, seguire più da vicino i cicli naturali mi ha fatto guadagnare in benessere e serenità.
 
Hai progetti per il futuro, o vivi prendendo ciò che offre il quotidiano?
Il mio stile di vita è il mio futuro. Di giorno in giorno o da una primavera all’altra ci sono sempre aspetti e abitudini su cui vale la pena di riflettere. In questo continuo aggiustamento vedo il mio principale impegno per i giorni a venire: trovare sempre un buon equilibrio (compromessi compresi) senza perdere di vista la filosofia di fondo.
 
Possiamo venire da te per le prossime ferie?!
Dipende se avete voglia di lavorare nei campi…
 
 
Daria Riz
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