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La letteratura delle due ruote

Le novità editoriali che hanno come protagonista la bicicletta sono in aumento. Dai manuali pratici su come scegliere la propria bici, fare la manutenzione e muoversi in mezzo al caos del traffico urbano, fino a saggi filosofici sull’impatto emotivo e psicologico del pedalare. Passando per le autobiografie di personaggi noti che raccontano la loro vita in sella, dal triciclo alla bici da corsa.
 
Già nel 2009 il musicista David Byrne, mitico membro dei “Talking Heads”, ha narrato le sue avventure di viaggio in “Diari della bicicletta” (Bompiani, 2009). New York, Istanbul, Berlino, Sydney, Manila, Buenos Aires e San Francisco, tutte città che Byrne ha conosciuto pedalando, in equilibrio, dall’inizio degli anni ‘80. Non solo per comodità e rapidità, ma anche per l’entusiasmo che provoca essere la benzina di se stessi. “Ho scoperto che andare in giro in bicicletta per qualche ora al giorno – anche solo fino al lavoro e ritorno – mi aiuta a conciliare l’equilibrio. La gente tende a perdere la bussola durante i viaggi perché, quando viene sradicata dall’ambiente fisico a lei familiare, anche le connessioni psichiche tendono ad allentarsi. Quanto a me, trovo che la sensazione fisica di muoversi esclusivamente grazie alle proprie forze, congiunta al senso di padronanza che caratterizza gli spostamenti su due ruote, sia piacevolmente tonificante e rassicurante, sebbene temporanea, e sufficiente a fornirmi un centro di gravità per il resto della giornata”, spiega Byrne.
 
Un libro di memorie meno oniriche e più realistiche è “Tutta mia la città. Diario di un bike messenger” (Ediciclo, 2011) di Roberto Peia, ex giornalista e fondare di Urban Bike Messenger, la prima società di pony express in bicicletta a Milano. Ogni capitolo racconta una giornata e un’avventura (“il giorno della neve”, “il giorno della mostra”, “il giorno del cantautore”, “il giorno del kebab”), con tanto di colonna sonora giornaliera. Un lavoro che è anche una passione e mette alla prova le proprie forze.
 
Altra vita segnata dalle due ruote è quella di Annie “Londonderry” Kopchovsky, la prima donna che ha fatto il giro del mondo in bicicletta. Raccontata da Peter Zheutlin in “Il giro del mondo in bicicletta” (Elliot, 2011). Lasciando marito e tre figli a casa nel 1894, questa campionessa di libertà femminile è partita da Boston, a seguito di una scommessa, e ha attraversato Parigi, Gerusalemme e Singapore con solo un cambio di biancheria intima e un revolver. Perché non si sa mai. Una storia che è la radiografia storica di un epoca.
 
La bici come oggetto e soggetto di riflessione filosofica è approfondita in “Pedalo dunque sono” (Ediciclo, 2011), una raccolta di saggi scritti da ciclisti-filosofi che vedono nella bicicletta un canale che permette di leggere la propria quotidianità, ma è anche uno strumento per una rivoluzione sociale e di pensiero. Oltre a nutrire lo spirito con respiro, fatica e il battito del cuore. Un classico “filosofico” è il libro dell’antropologo francese Marc Augè, “Il bello della bicicletta” (Bollati Boringhieri editore, 2009), che sottolinea il potere di unificazione collettiva della bicicletta, simbolo di un futuro ecologico della città di domani, e un’utopia di libertà e riconciliazione della società con se stessa.
 
Come scegliere la bicicletta più giusta, fare la manutenzione, sopravvivere in mezzo al caos del traffico urbano, oltre a cosa mangiare e come vestirci quando usiamo la bicicletta come mezzo di trasporto, le regole del codice della strada utili ai ciclisti, sono alcuni dei consigli di Luca Conti nel libro “Manuale di resistenza urbana” (Ediciclo, 2010), una guida pratica conveniente da leggere prima di salire in sella.
 
r.m
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