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Carmelo Bene. Il più cattivo genio del teatro

“Il teatro è la tua vita? Allora muori!”. Così Carmelo Bene stimolava le studentesse di teatro scarse di talento. Perché il teatro era la sua vita e la mediocrità lo mandava in bestia.
 
Sigaretta sempre in mano (fumava una stecca di Gitanes al giorno), Carmelo Bene aveva una voce profonda, che aspirava al posto di espirare (a differenza delle tecniche tradizionali di recitazione) e una messa in scena imponente. Come le sue critiche, feroci come il suo verbo. Con lo stupore come norma indispensabile in ogni interpretazione.
 
Attore, regista, drammaturgo, poeta e scrittore, Bene era un artista nel senso più integrale della parola. È iniziato a Campi Salentini, in provincia di Lecce, nell’autunno del 1937 e si è spento il 16 marzo del 2002. Aveva studiato sempre nel sud ma dopo il liceo arriva a Roma e si iscrive alla facoltà di giurisprudenza. Contemporaneamente inizia l´Accademia Sharoff, la prima scuola privata di recitazione, dove viene usato il famoso metodo di Stanislavskij.
 
Per evitare il servizio militare si finge (con successo) omosessuale nella visita di leva. Nel 1957 prova anche l´Accademia Nazionale d´Arte Drammatica Silvio D´Amico, ma poi l´abbandona. Ritiene tutto inutile e si butta invece nella pratica: a 22 anni debutta con “Caligola” di Albert Camus e la regia di Alberto Ruggiero.
 
Alla fine degli anni ´60, Bene entra nella cinematografia con Pier Paolo Pasolini nel film “Edipo re”. Tra gli anni ´70 e gli anni ´80, è un periodo di grandi successi e polemiche: Bene è in tv. Indimenticabile il video di Bene allo show di Maurizio Costanzo. Con le domande provocatorie di critici e giornalisti, un’accesa e ricca discussione.
 
Per quelli che non abbiamno avuto il privilegio di vederlo dal vivo, basta la straordinaria performance-evento della Lectura Dantis di Carmelo Bene dalla Torre degli Asinelli di Bologna del 31 luglio 1981, di cui c’è anche un dvd edito da Marsilio con la cura del collega, amico e collaboratore Rino Maenza.
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