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Per una nuova mobilità

Il mercato unico si fonda su quattro libertà fondamentali: la libera circolazione di beni, servizi, persone e capitali. Per rafforzare queste libertà, l’Ue ha abolito i controlli alle frontiere interne su persone e merci. Inoltre ha aperto alla concorrenza i mercati nazionali del trasporto aereo e stradale e, in misura minore, anche a quello ferroviario, che in passato avevano invece una struttura chiusa. Tuttavia la mobilità ha un suo prezzo. Ironia della sorte vuole che la crescente domanda di trasporti sia accompagnata da problemi che minacciano la nostra stessa mobilità. Ogni giorno 7500 chilometri di autostrade europee sono paralizzati da ingorghi stradali. La congestione sulle strade e negli aeroporti fa aumentare del 6% le spese di carburante dell’Ue, causando anche un aumento dei livelli di inquinamento. L’attuale crisi che l’Europa in generale e l’Italia in particolare sta attraversando ha determinato livelli di costo della benzina insostenibili, anche per effetto di manovre economiche molto pesanti. In sostanza, appare evidente che gli attuali modelli di crescita dei trasporti siano difficilmente sostenibili in futuro.
 
E qui si gioca una partita importante che parte da un’interpretazione semantica e di sostanza: la sostenibilità. L’accezione più comune riguarda la sostenibilità ambientale, mentre in questi tempi accanto al sostantivo “sostenibilità” bisogna mettere l’aggettivo “economica”.
Per andare ogni giorno al lavoro, viaggiare per affari e turismo e consegnare i prodotti che in larga misura determinano il nostro stile di vita, abbiamo bisogno di trasporti sicuri, affidabili, comodi e rapidi. È essenziale disporre di sistemi di trasporto efficienti per assicurare la competitività dell’economia europea e il buon funzionamento del mercato unico. I trasporti sono in ogni caso anche un settore economico vero e proprio che genera circa il 10% della nostra ricchezza in termini di Pil. È un’industria che produce circa un trilione di euro all’anno e dà lavoro a oltre dieci milioni di persone.
 
La crescita dei trasporti va di pari passo con la crescita dell’economia e del nostro benessere. Il telelavoro da casa riduce gli spostamenti verso i luoghi di lavoro, ma questa diminuzione è compensata dalla crescita dei viaggi per svago e turismo. I moderni metodi di produzione, basati sulla consegna “just in time” di parti e componenti, richiedono viaggi più frequenti rispetto al passato. E questo, in Italia, si fa principalmente su gomma. Infatti circa l’86% delle merci viaggia su strada e in stragrande maggioranza su mezzi con motori termici.
 
Con la benzina a quasi 2 euro al litro, la sostenibilità economica diventa fondamentale e anche quando la scelta ricade su auto elettriche ciò viene fatto non solo per ragioni di sensibilità ambientale, ma anche per ragioni di convenienza economica. Partendo da questi assunti e dal fatto che in Italia quasi il 90% del traffico merci si svolge su gomma (in Germania il 65%), nella Commissione che ho l’onore di presiedere stiamo lavorando su un’ambiziosa proposta di legge (la numero 2884) a favore dei veicoli a basso impatto ambientale, di quelli a trazione elettrica fino ai veicoli alimentati a gpl e metano, secondo un consolidato principio di “neutralità energetica”.
 
La legge ha finora seguito un iter regolare, senza incontrare alcuna opposizione preconcetta, con uno spirito bipartisan realizzato ben prima dell’attuale assetto determinato dal governo Monti. La proposta di legge, che prevede una serie di facilitazioni amministrative e burocratiche, oltre a benefici economici per chi decide di acquistare (o, nel caso di amministrazioni pubbliche, investire) veicoli a basso impatto inquinante, si è momentaneamente bloccata sul reperimento dei fondi per gli incentivi.
 
Secondo Omniauto in Danimarca si hanno 19.050 euro di incentivi per l’acquisto di auto elettriche, in Belgio 9.250 e in Spagna 6.480. E in Italia? L’esenzione del bollo per cinque anni. Un po’ pochino per un’auto che, se si prende la Panda come esempio, diventa conveniente solo dopo 500mila chilometri! Siamo al lavoro per cercare la copertura finanziaria per incentivi che possano rendere appetibile l’acquisto dell’auto elettrica, allargando l’accesso a queste facilitazioni anche ai veicoli gpl, metano e ibridi. Basti pensare che l’incremento delle vendite di auto gpl nel nostro Paese si è verificato anche grazie agli incentivi previsti nel 2007.
 
Un importante capitolo dovrebbe poi essere affrontato dal trasporto pubblico locale. Purtroppo il servizio viene garantito in larghissima parte dal mezzo più inquinante: l’autobus. Poco spazio è dato a metro o a tram (comunque in crescita), e spesso ciò avviene con mezzi obsoleti e pertanto nocivi per l’ambiente. Le previsioni normative contenute nel recente decreto legge “Liberalizzazioni” che toccano punti nevralgici quali l’adozione (quasi esclusiva) delle gare per l’affidamento del servizio e i collegati meccanismi premiali, daranno sicuramente un impulso consistente alla concorrenza del settore, a tutto vantaggio dell’efficienza ambientale del trasporto e a vantaggio della qualità della vita dei cittadini.
 
Resta un anno alla scadenza di questa legislatura e la proposta di legge 2884 aspetta di trovare la copertura economica per gli incentivi. Non è certamente una fase economica semplice, ma le azioni messe in campo dal governo, insieme con gli sforzi a livello internazionale e il clima politico più disteso potrebbero aiutare a uscire da questa fase recessiva e creare le condizioni per reperire le risorse necessarie agli incentivi. Con un po’ di sano ottimismo possiamo dire che il futuro può essere verde e sostenibile.
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