Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Evoluzioni intelligenti

C’è un’isola in cui gli abitanti sono dotati di display che contabilizzano produzione, consumi, costi legati all’energia; produzione distribuita di energia rinnovabile, edifici a bassi consumi energetici e smart grid come reti di connessione. Investimenti ingenti da parte di un “consorzio” di decine di imprese, università, governo compreso, che testano e sviluppano tecnologie. Investimenti tra il 2009 e il 2013: 64,5 miliardi di won. Siamo nell’isola di Jeju, in Corea del Sud.
 
Ci sono dei Paesi in cui non si è costretti a fare i pendolari tutti i giorni per andare a sedersi di fronte a un computer: è sufficiente prenotare on-line una postazione, prendere la bicicletta armati di computer e andare allo smart work center dove connettersi alla sede dell’ufficio, ci sono sale per teleconferenza/telepresenza, la macchinetta del caffè dove far due chiacchiere con altre persone, una sala gioco per i bambini con servizio baby sitter. Un’ora almeno di tempo in più da dedicare alla famiglia, a se stessi. Olanda: 80 smart work center in due anni. Ci sono città con un sistema di trasporto pubblico telematico, ma ce ne è una in cui il sistema è particolarmente sofisticato perché unicamente basato su comunicazioni wireless che consente ai mezzi pubblici di prolungare con un segnale la durata del semaforo verde. Helsinki, ma anche Göteborg. A Helsinki, inoltre, il sistema genera una piattaforma di dati aperta e su questa è possibile segnalare anche eventi, negozi, ristoranti.
 
C’è un paesino la cui rete di illuminazione pubblica si è trasformata grazie a un brevetto italiano in rete intelligente sulla quale passano i dati: manutenzione di eventuali guasti in tempo reale, controllo di accensione e spegnimento su ogni singolo palo e possibilità di utilizzare la rete anche per segnalazioni stradali, comunicazioni ai cittadini. San Giovanni in Marignano. Anche Peglio ha trasformato la propria rete di illuminazione pubblica, in più è un Comune che produce e consuma il 100% di energia rinnovabile.
 
A breve, a Milano, Legambiente grazie a un progetto europeo (SuperHub), insieme alle aziende di trasporto pubblico locale tm, sperimenterà una piattaforma open source che fornirà, raccoglierà e rilancerà informazioni in tempo reale per muoversi in modo leggero e intelligente. La sperimentazione avrà come protagonisti i cittadini di Milano, Barcellona e Helsinki. Ci sono frammenti sufficienti in giro per il mondo, quelli citati sono solo una piccola parte, per farci pensare che la smart city – quella in cui alle reti hard fatte di tralicci, strade e autostrade si sovrappongono e si sostituiscono le reti neurali, fatte di bit e di elettroni (pochi) – sia desiderabile; ma non solo la città, anche il paese e il borgo.
 
C’è di più. Stiamo vivendo un momento particolare in cui la posta in gioco è sfidante. La revisione della direttiva europea Epbd (Energy performance building directive) impone che tutte le nuove costruzioni siano a consumo energetico zero entro il 1° gennaio 2021. Dovranno produrre tanta energia quanta ne consumano. Ci vorrà qualche tempo, ma l’economia dell’energia sarà molto diversa da come la conosciamo ora. Dovrà cambiare il modello di business delle utilities che vendono elettricità, perché, appunto, il fabbisogno sarà diminuito; ci potrebbe essere una parziale riconversione verso la proposta di servizi ad esempio per l’efficienza energetica, o per la mobilità elettrica. In proiezione sul futuro prossimo, potranno esserci nella città diversi punti erogatori di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, attraverso un’applicazione per smartphone si potrà individuare la colonnina più vicina libera e a quale costo viene erogata l’energia.
 
Il modello energetico sta cambiando: da produzioni puntuali e concentrate, inquinanti, a produzioni distribuite, pulite in cui il produttore di energia è anche il consumatore. Nel mondo anglosassone è stata coniata una parola – brutta, ma efficace – prosumer, una crasi tra producer e consumer. È un’evoluzione in atto, non in tutto il mondo nello stesso modo, ma gli esperti sono certi che questi trend siano irreversibili. L’Italia è già nel solco: abbiamo una produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili pari al 26%, dal rapporto Comuni rinnovabili 2012 emerge che in quasi tutti i Comuni italiani (95%) esiste almeno un impianto a fonti rinnovabili e sono 23 i Comuni in cui il fabbisogno delle famiglie è coperto al 100% da fonti rinnovabili.
 
È per questa ragione che già le vecchie reti incominciano a mostrare la corda nel gestire un carico così elevato di energia da fonti discontinue. Sono necessari investimenti in smart grid (quelle in grado di monitorare e gestire la rete in modo bidirezionale, in grado di integrare e gestire picchi di consumo e di produzione). Si spiega anche così l’attacco furibondo scatenato contro le fonti rinnovabili negli ultimi mesi: sono i colpi di coda di chi, vecchio, è portatore di idee vecchie e di modelli relazionali ed economici vetusti, in una parola: fossili. Eppure, nel percorso verso la smart city o la smart town, l’Italia ha già fatto alcuni investimenti: uno su tutti siamo tra i Paesi con il maggior numero di contatori intelligenti per l’energia elettrica. Entro il 2016, sarà necessario rinnovare anche tutti i contatori gas. Sono primi, ma indispensabili passi verso un maggior controllo e una migliore gestione dei propri consumi.
 
Noi ci stiamo impegnando in questa visione di futuro con progetti, iniziative di sensibilizzazione e di comunicazione; oltre al progetto SuperHub, diamo la possibilità di far conoscere, attraverso il Premio all’innovazione amica dell’ambiente, tecnologie, applicazioni che concretamente ci raccontano l’Italia della green economy; facciamo conoscere elettrodomestici intelligenti e tecnologie di controllo dei consumi energetici in casa, attraverso il Treno Verde; dalla prossima edizione di Ecosistema urbano, incominceremo a intercettare nuovi frammenti di smart city.
 
Il progetto della smart city deve essere, però, prima di tutto un progetto di inclusione sociale, i giovani, i nativi digitali, dovrebbero essere i primi ad essere coinvolti nella sua costruzione; deve essere un progetto per una qualità della vita in cui si liberano risorse per le relazioni tra persone e per una qualità di un ambiente naturale ricco e resiliente.
Chi è capace di futuro si faccia avanti con investimenti per attivare nuove reti, investimenti in ricerca e sviluppo di nuove tecnologie e in sperimentazioni e applicazioni su territori e distretti. Occhio alla Corea del Sud!
×

Iscriviti alla newsletter