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Due miliardi di buone ragioni

Il progetto Smart cities and Smart communities nasce dal bisogno di connettere con maggiore efficacia ed efficienza le esigenze di sviluppo del Paese con i crescenti e nuovi bisogni dei cittadini. Nella nostra società, infatti, le grandi città e i contesti urbani rappresentano sempre più il centro in cui convergono esigenze di crescita, inclusione sociale, sviluppo e capacità di affrontare nuove necessità e realtà. È qui che si giocano le maggiori sfide per cercare di coniugare progresso sociale ed economico con rispetto degli altri, dell’ambiente, dei diritti, della salute. Tanto per fare qualche esempio. Un simile progetto è peraltro condiviso dall’Unione europea, che investirà su queste stesse linee di intervento cospicue risorse all’interno del prossimo Programma quadro 2014-2020, chiamato Horizon 2020.
 
Ed è anche intimamente connesso con il nuovo piano del governo che riguarda l’Agenda digitale italiana, che ha l’ambizioso obiettivo di costituire le condizioni di sistema affinché tutte le componenti di domanda e offerta di servizi e tecnologie digitali evolvano virtuosamente: l’offerta di connettività a larga banda, la disponibilità e l’incentivo dei cittadini a utilizzare servizi digitali, la crescita di capacità industriali adeguate a sostenere lo sviluppo di prodotti e servizi innovativi, la diffusione di competenze e di cultura del cambiamento nella Pubblica amministrazione.
 
È con questo spirito che ho avviato il progetto nazionale Smart cities and communities. Al centro vi è la costruzione di un nuovo genere di bene comune, una grande infrastruttura tecnologica e immateriale che faccia dialogare persone e oggetti, integrando informazioni e generando intelligenza, producendo inclusione e migliorando il nostro vivere quotidiano.
 
In particolare, in questo contesto la “città intelligente” deve essere intesa come un’infrastrutturazione con cui le città sappiano anticipare e accompagnare i crescenti bisogni di connettività definiti dalle nuove applicazioni, e una base dati integrata realizzata con il flusso delle informazioni che provengono dagli oggetti e dalle persone che abitano la città e che ne costituiscono l’intelligenza collettiva.
 
Obiettivo politico prioritario è la canalizzazione degli sforzi necessari ad affrontare questa sfida in una social innovation agenda, disegnata dalla volontà di affrontare problemi di grande rilevanza sociale quali la riduzione delle emissioni attraverso le tecnologie pulite, le infrastrutture intelligenti per la mobilità, la realizzazione di modelli urbani e di abitazione più sostenibili, una sanità più efficiente, un welfare equo e tecnologico per la società che invecchia e per le persone in condizioni di disagio. Tale social innovation agenda deve rappresentare il modello di sviluppo attorno al quale disegnare il vestito tecnologico di cui l’agenda digitale è elemento costitutivo prevalente.
 
Il governo pensa a Smart city and communites come a un grande progetto di scala nazionale, che rappresenti un punto focale di coordinamento di diverse strategie di settore, finalizzato anche a restituire coerenza e sistemicità all’articolato e spesso confuso sistema di politiche nazionali per la ricerca e l’innovazione.
La traduzione dell’agenda digitale e della visione smart city in progetto di sviluppo delle competenze su territori prevede un sistema organico di interventi, che muove dal rafforzamento delle capacità tecnologiche delle imprese e degli enti di ricerca su alcuni temi specifici, si sviluppa attraverso la realizzazione delle condizioni di crescita per le giovani imprese innovative, si completa con la capitalizzazione del valore sul territorio, con la creazione di infrastrutture intangibili, e si chiude attraverso il sostegno alla domanda di prodotti e servizi innovativi e la creazione di nuovi mercati per l’innovazione, anche attraverso la committenza pubblica pre-commerciale.
 
Su questi temi, abbiamo lanciato un’iniziativa del valore di 240 milioni di euro per le otto Regioni del Mezzogiorno. Tale iniziativa verrà replicata a breve nelle Regioni del centro nord, con un bando del valore di circa 700 milioni di euro, finalizzati allo sviluppo di competenze industriali nel perimetro smart community.
La capitalizzazione del valore sul territorio si realizza attraverso la definizione di un nuovo modello di “cluster tecnologico”, anche di scala nazionale, nel quale prevalgano criteri di specializzazione e concentrazione territoriale delle competenze, al servizio del resto del Paese.
 
La nuova generazione di modelli di cluster prevede una bassa incidenza delle infrastrutture fisiche a favore di quelle immateriali, il forte coinvolgimento della Pubblica amministrazione quale sperimentatore attivo di nuove tecnologie e applicazioni nel perimetro smart city, e una forte logica di premialità per modelli che prevedano addizionalità e sinergia con strutture e competenze preesistenti, con grande attenzione alle alleanze inter-regionali, con le quali cercheremo di ricostruire un quadro nazionale più coerente e razionale, evitando duplicazioni e dispersioni. Su questo modello di sviluppo stiamo per investire ulteriori 400 milioni per le Regioni del centro nord, che vanno ad aggiungersi a quelli da poco investiti nelle Regioni del Mezzogiorno, per un totale di oltre 2 miliardi di euro dedicati al perimetro delle smart communities.
 
Credo che siano esempi tangibili di quali risultati si possano ottenere liberando le risorse che già la Pubblica amministrazione possiede, indirizzando la spesa all’innovazione, linearizzando i processi decisionali, razionalizzando gli interventi e usando i bisogni reali dei cittadini come principio ordinatore della nostra azione.
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