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Enrico Bondi prima Formica dell’anno

Formiche per la prima volta indica un proprio “uomo dell’anno”. Abbiamo voluto importare una tradizione anglosassone e interpretarla a nostro modo. Abbiamo infatti individuato in Enrico Bondi la figura più rappresentativa per descrivere un campione di Formiche. Il nostro magazzino mensile di idee non esprime solo uno o più punti di vista o una linea politica, ancorché anticonformista e giammai di partito.
 
Il nome che abbiamo scelto per il nostro progetto editoriale racchiude il senso di una filosofia e di una prospettiva. Ci dichiariamo alternativi alle cicale non per antipatia (o peggio invidia) nei confronti delle invece simpatiche bestiole ma perché crediamo che quel modello non sia quello giusto per il nostro Paese e per il nostro tempo. Non è questo il momento per cantare e continuare a dissipare risorse. Siamo stati abituati a vivere al di sopra delle nostre possibilità e non ci siamo accorti che il mondo attorno a noi cambiava. La verità è che non possiamo più permetterci il lusso di dare per scontato il nostro benessere per il futuro. Rimboccarsi le maniche e lavorare: si tratta di una figura retorica a volte abusata ma ora diventa una necessità stringente.
 
Mentre in Italia i teenager crescono davanti la tv sognando di diventare famosi “lavorando” come calciatori, veline o protagonisti di reality, all’estero – anche in Asia e in Africa – i coetanei studiavano ingegneria, fisica, medicina. In un mondo sempre più interdipendente, e i Paesi più distanti da noi corrono e noi restiamo fermi, il risultato è doppiamente negativo. Formiche è quindi una visione a tutto tondo. È il valore della fatica e del merito contro la scorciatoia di furbetti (e furboni). È l’assunzione di responsabilità contro la vacuità dei riflettori. È l’attenzione verso i più deboli contro la prepotenza dei più forti. Enrico Bondi secondo noi ben sintetizza queste caratteristiche. Oscar Giannino gli dedica un bel ritratto. Qui ci limitiamo a sottolineare che, al di là di quel che – egregiamente – Bondi ha fatto in Parmalat e prim’ancora nelle diverse aziende nelle quali ha lavorato, per noi rappresenta anche la persona che verosimilmente potrebbe essere chiamato ad amministrare la liquidazione dell’Italia portando i libri in Tribunale. Può sembrare una provocazione eccessiva e speriamo lo sia davvero.
 
Questo non toglie che dobbiamo esprimere a voce alta la preoccupazione di un “Crack-Paese” assai grave. La politica discute di spallate che non ci sono, di leggi elettorali che riempiono solo le pagine meno lette dei giornali, di partiti vecchi o nuovi ma sempre meno rappresentativi, l’economia va male e la legge Finanziaria va nella direzione opposta a quella indicata, fra gli altri, dal Governatore della Banca d’Italia (altro uomo per noi simbolo di Formiche).
 
Non è il primo editoriale in cui segnaliamo il rischio di una profonda crisi finanziaria. Insistiamo. E insistiamo a dire che la cura Tps sta uccidendo il malato Italia. Molto più opportuno il metodo Bondi. Quel che ci chiediamo è se serva arrivare allo stadio del fallimento per iniziare un difficile risanamento o se non sia il caso di intervenire prima che la situazione sia troppo deteriorata. Gianni Letta ha avuto il coraggio e il metodo di indicare al sistema politico un percorso, una finalità. Riportiamo le parole che ha pronunciato per il libro di Luigi Tivelli nella colonna accanto. Speriamo che qualche nostro autorevole lettore abbia un’occasione in più per riflettere. Quel ragionamento è come un’oasi nel deserto della politica. Rischia di restare un miraggio. Almeno, però, possiamo consolarci sapendo che nel nostro Paese ci sono tante formiche che, senza l’aiuto della politica, lavorano sodo mentre in molti cantano. Enrico Bondi pensiamo possa rappresentarle tutte.
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