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L’aria che soffia sul Pil

Se a Londra costruiscono i primi giardini verticali della storia per combattere l’inquinamento atmosferico, in Pianura padana, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, si fanno ancora i conti con le oltre 7mila vittime che lo smog lascia sul campo. E neanche la neve chimica, che di recente ha imbiancato alcune città, ha messo un freno alle polveri sottili. A fine gennaio di quest’anno i dati sulla qualità dell’aria hanno parlato chiaro: in sette città su dieci (67%) si superano i limiti di polveri sottili (in breve Pm).
 
Una situazione persino peggiore dell’anno scorso, con un aumento del 12% degli sforamenti della soglia di Pm 10 consentita dalla legge (50 microgrammi per metro cubo al giorno, per un totale di 35 giorni in un anno). La questione è un pallino del neoministro dell’Ambiente Corrado Clini che ha annunciato un “Piano aria” per le regioni delle aree più esposte: tra Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto sarà predisposto un coordinamento con il governo; l’obiettivo è condividere una serie di linee d’azione per affrontare sia l’emergenza sia le misure strutturali.
 
Ogni anno oltre due milioni di persone muoiono per l’inalazione di particelle fini (Pm10, Pm5, Pm 2,5, Pm 1, Pm 0,1); che, secondo le ultime stime dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) si trovano soprattutto nelle zone urbane, dove il numero di decessi prematuri attribuibili all’inquinamento è pari a 1,34 milioni. Di questi, più di un milione potrebbero essere evitati rispettando le raccomandazioni dell’Oms (che ha fissato la soglia per la salute a 20 microgrammi per metro cubo). Concentrandosi sull’Italia, i dati dell’Oms mettono in risalto che solo nelle città della Pianura padana il numero di morti da smog potrebbe superare i 7mila l’anno.
 
Sempre secondo l’Oms in Italia ogni cittadino perde in media 9 mesi di vita per l’esposizione al particolato. Gli effetti dello smog sulla salute umana si traducono principalmente in morti premature, malattie croniche e acute, diminuzione dell’aspettativa di vita, migliaia di ricoveri ospedalieri e riduzione della capacità produttiva. Ed è per questo che l’inquinamento incide anche sul valore economico di un Paese. Per esempio, il tempo perso a causa dei problemi legati alla mobilità urbana costa 27 miliardi di euro al sistema-Italia. Il ministro Clini – ammettendo che misure temporanee come il blocco del traffico, le targhe alterne e le domeniche a piedi possono aiutare pur non essendo risolutive – indica una strada ben precisa, quella strutturale: intervenire sul trasporto puntando ad avere mezzi pubblici più efficienti, possibilmente ferrovie, parcheggi per il car sharing e Zone a traffico limitato. Lo sviluppo di nuove tecnologie è poi una componente fondamentale per quella parte “innovativa” che lega la crescita delle auto elettriche con quella delle reti di distribuzione.
 
Il costo annuale sostenuto dalle famiglie per il trasporto individuale ammonta a circa 170 miliardi di euro a fronte di 10 miliardi spesi per il trasporto collettivo. E a livello internazionale sono più avanzate: Londra per l’auto elettrica, Parigi per la diffusione del car sharing elettrico, mentre Berlino nella mobilità elettrica tenta di cogliere un’opportunità di crescita economica.
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