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Quello che (non) ho, la nostra top five delle parole

Quello che non abbiamo ora è la prospettiva di una nuova serata in tv di Fabio Fazio e Roberto Saviano ma, come ha detto ieri Luciana Littizzetto con “basta”, questa parola vale anche per la fortunata trasmissione di La 7 “che è bella ma non può andare avanti fino allo sfinimento”.
 
E nel day-after della tre giorni di parole, parole, parole dei due artisti non ci rimane che riflettere su quelle che più ci hanno colpito. Ecco la nostra top five:
 
1. Il Tempo di Ermanno Olmi. Ieri sera il famoso regista con la sua voce pacata e semplice ci ricorda che oggi viviamo sottomessi allo scandire del tempo dell´orologio, è lui che ci comanda. Così, siamo tutti convinti di possedere il nostro tempo ma in realtà è il tempo che possiede noi. Anche se ci sono momenti in cui il tempo “per rispetto” si ferma, come quello degli amori di gioventù.
 
2. Sempre di Pupi Avati. Una parola equidistante dal passato e dal futuro che è dei vecchi, dei bambini e dei bugiardi. Con malinconia, il regista fa riaffiorare i suoi ricordi, quell´incontro con Federico Fellini e quell´abbraccio al profumo di borotalco che per sempre appunto rimarrà nel suo cuore.
 
3. La paghetta di Massimo Gramellini. Il giornalista nella sua parola di ieri sera ci evidenzia la differenza fra la paghetta a cui eravamo abituati da bambini e quella da 5mila euro destinata a Renzo e Riccardo Bossi e pagata dai contibuenti italiani. Non farà emozionare ma è utile da tenere in mente.
 
4. Tutte le commosse parole di Pierfrancesco Favino a sua figlia che nascerà tra pochi giorni, da mettere in fila per comporre la propria vita.
 
5. Father and son cantata da Elisa. Le parole sono importanti ma a volte bastano le note di una canzone. Come quella di cat Stevens cantata da Elisa la prima sera, dolce lettera di un padre al domani di suo figlio.
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