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I consumi crollano, anzi cambiano

Per Confcommercio siamo di fronte al calo dei consumi più forte dal Dopoguerra. Ires-Cgil arriva perfino ad annunciarne la scomparsa. Per la Coldiretti le cause sarebbero da rintracciare “nell’aumento vertiginoso dei costi burocratici e fiscali, ma anche della benzina che hanno scombussolato i budget delle famiglie”. Sarà veramente così?
“Leggendo le cifre che oggi riportano tutti i maggiori quotidiani italiani, mi colpisce il fatto che la caduta dei consumi sia in realtà modesta”, dice l’editorialista Stefano Cingolani, firma del Foglio e di Panorama, in una conversazione telefonica con Formiche.net. Per Cingolani si dovrebbe piuttosto parlare di una normale riduzione dei consumi. “Non dimentichiamo che quella che stiamo vivendo è la crisi di una società opulenta”. E l’editorialista critica chi fa paragoni con la Grande depressione: “Lasciamo stare gli anni Trenta. I consumi sono diminuiti del 6,5% dal 2007. Solo? Non era la crisi peggiore dagli anni 30? Allora calarono del 20%”.
A calmare le acque ci ha pensato ieri anche il presidente del Consiglio, Mario Monti, da New York: “Un calo del 3% dei consumi non è molto rispetto alla cura intensa a cui abbiamo dovuto sottoporre l´economia italiana”, ha detto Monti a margine dei lavori della 67esima Assemblea generale dell´Onu in corso a New York, commentando i dati sui consumi italiani pubblicati ieri dalla Confcommercio.
 
Ma vediamo i dati
Tra il terzo trimestre del 2007, punto di massimo per l´economia italiana, e il secondo trimestre del 2012, i consumi pro capite degli italiani sono diminuiti in termini reali del 6,5%. Il 2012 dovrebbe presentare la peggiore variazione negativa della spesa reale pro capite della storia della Repubblica (oltre il -3%). Lo rileva la Confcommercio nel “Rapporto sulle economie territoriali e il terziario di mercato” realizzato dall´ufficio studi. La crisi svuota il carrello della spesa con il crollo degli acquisti di latte del 7% e di olio del 5%, ma anche di pesce (-4%), carne di maiale e vino (-2%), frutta, pasta e carne di manzo (-1%).
In questo perimetro recessivo, solo pochissimi settori di spesa, come la telefonia e l´informatica, e solo un canale di distribuzione, il discount, tengono i livelli di fatturato reale del 2011.
 
Una nuova chiave di lettura
E se invece di parlare di catastrofe leggessimo questi dati come conseguenza di una metamorfosi dei consumi? Questo l’interrogativo alla base del ragionamento di Cingolani. “Come mai nessuno legge la crisi come trasformazione?”. L’editorialista questa mattina su Twitter spingeva a riflettere sui dati: “Vanno a razzo telefonini e computer, boom di discount e acquisti diretti. I consumi crollano o cambiano?”
È evidente che ci troviamo di fronte ad una trasformazione del modo di fare acquisti.
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