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La Spagna si indigna dell’austerità

La fame, la rabbia e la sfiducia. Queste sono le sensazioni e i sentimenti che regnano nella Spagna d’oggi. Un mix che sta facendo scatenare le proteste in piazza. Gli “Indignados” sono tornati alla carica ieri per manifestare alle porte del Congresso dei deputati a Madrid contro i tagli alla spesa pubblica e la gestione della crisi economica. Una protesta di circa 6000 persone, provenienti dalla capitale ma anche da Andalucía, Aragón, Cataluña, Valencia e Galicia, e che è finita in uno scontro con la polizia. Risultato: 64 feriti e 35 detenuti, secondo il quotidiano El País. Il presidente dell’Argentina, Cristina Fernández de Kirchner, ha denunciato la ferocia con la quale hanno reagito le autorità. E bisogna ricordare che il presidente argentino di proteste e repressioni se ne intende.
 
Il moto principale della protesta era “Rodea el Congreso” (Circonda il Congresso) e l’obiettivo era fare sentire lo scontento ed esigere l’inizio di una Costituente. I manifestanti erano gli “indignados”, ovvero studenti, disoccupati, casalinghe, impiegati pubblici, pensionati; tutti quelli che in qualche forma sono colpiti dalla crisi e la politica di austerity imposta dal governo.
 
In Spagna l’indice di disoccupazione è di 24,7%, il che significa che 5 milioni di persone non hanno lavoro e, con le prospettive negative di crescita, non c’è neanche speranza di trovare uno a breve termine.
 
Nel suo intervento all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il premier spagnolo Mariano Rajoy non ha fatto riferimento alla crisi economica spagnola ma si è soffermato soltanto a vaghi concetti di multilateralismo. Ma la stampa americana lo aveva sorpassato. Il New York Times ha pubblicato oggi un articolo con il titolo “Spain recoils as its hungry forage trash bins for a next meal” dove racconta drammatiche storie di vita comune sulla soglia della povertà.
 
Non solo la Spagna. In Grecia oggi ci sono stati scontri con la polizia in una manifestazione di circa 50 mila persone che protestavano contro il governo. Ed è solo l’inizio. È stato annunciato uno sciopero generale.
 
Il re Juan Carlos ha pubblicato nel sito web della Casa Real una lettera aperta chiamando al buon senso gli spagnoli per fare fronte alle difficoltà e rimanere uniti. Lasciando da parte divisioni e ferite. Un fatto straordinario che non accadeva dai tempi della Transizione del regime di Francisco Franco ed è l’ennesima prova dell’instabilità sociale che è già in atto. “Questi sono tempi di grande esigenza. Ci aspettano molte difficoltà ma anche ci sostengono solidi valori che ci fanno sentire orgogliosi di essere spagnoli, e un passato recente di superazione che ci serve di stimolo”, ha scritto il re. Forse perché quelle sensazioni e sentimenti di fame, rabbia, sconforto e sfiducia somigliano molto, purtroppo, a quelli di una guerra.
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