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Le bizzarrie del Wall Street Journal: Giannino dopo Monti?

Se dallo spessore del clamore mediatico dipendesse il successo di un’iniziativa, “Fermare il declino” avrebbe il futuro già guadagnato. Almeno a livello internazionale. Il movimento nato per precisare “le cose da fare” in Italia, sembra contare sul sostegno del quotidiano “Wall Street Journal”. Nell’edizione di oggi, viene concessa una mezza pagina all’opinione del professore Alberto Saravalle, membro di “Fermare il declino”, dove il movimento viene presentato come una fresca novità in uno scenario vuoto di idee come quello italiano.
 
L’articolo si intitola “Italian Politics After Monti” (La politica italiana dopo Monti) e comincia spiegando i pericoli di un nuovo crollo dei mercati dopo la fine del governo di Mario Monti. Secondo l’economista, managing partner della Bonelli Erede Pappalardo, l’Italia è riuscita a stoppare le conseguenze della crisi, ma regna l’incertezza sul piano per stimolare la crescita e gli investimenti dopo il 2013, quando il premier tecnico lascerà la guida del paese. E anche se questo programma ci fosse, è risaputo che i politici italiani sono troppo concentrati in personalismi e rivalità per dare seguito ad un progetto comune. Secondo il professore, un panorama molto pessimista che potrebbe provocare danni oltreoceano. “La sopravvivenza della zona euro dipende in larga misura dalla capacità d´Italia di affrontare i suoi problemi strutturali. Ed è difficile immaginare una sana economia degli Stati Uniti se la zona euro va sotto”, avverte Saravalle.
 
L’affresco della politica italiana sul WSJ, secondo il professore di Studi Internazionali, è il seguente: a destra, il Pdl con la minaccia del ritorno di Silvio Berlusconi; a sinistra, un’alleanza fragile del Pd con SEL; al centro una coalizione di ex democristiani e alleati insoddisfatti di Berlusconi. Attorno a questi punti ci sono una serie di gruppi e movimenti demagogici, sempre in aumento, che propongono politiche autodistruttive.
 
A ridare un po’ di aria di speranza c’è un nuovo elemento: “Fermare il Declino”, sostiene l’esponente del movimento capitato da Oscar Giannino. Per Saravalle, questo movimento emerge nel vuoto di idee politiche con nuove proposte e nuovi volti. Raccoglie professori, imprenditori e professionisti, oltre 22.000 adesioni dalla fine di luglio ad oggi.
 
Nella missione di argomentare la sua idea, Saravalle fa un riassunto delle 10 proposte di “Fermare il declino”, aggiungendo che questi cambiamenti possono sembrare ovvi per i cittadini di altri paesi, ma in Italia sono a dir poco rivoluzionari. E conclude dicendo: “’Fermare il declino’ è un´occasione unica per cogliere l´attimo e creare un nuovo consenso popolare tra gli italiani, che temono un ritorno al tipo di politica che Giuseppe Tomasi di Lampedusa ha descritto nel suo romanzo ‘Il Gattopardo’, dove ‘tutto’ viene modificato in modo che non cambi nulla”.
 
Ma “Fermare il declino” punta su Renzi?
 
E per sbizzarrire ancora di più le correnti all’interno del movimento “Fermare il declino”, c’è un contributo di uno dei suoi principali promotori, Carlo Stagnaro, sulle proposte di Matteo Renzi, pubblicato il 21 settembre su Chicago Blog.
 
Secondo Stagnaro, direttore di Studi e ricerche dell’Istituto Bruno Leoni, Renzi fa paura ai politici italiani perché è diverso e parla una lingua pragmatica, lontana dal populismo e l’equilibrismo. La sua chiarezza dona valore al suo programma ed è per questo che il professore lo analizza nei suoi 12 punti.
 
Stagnaro sostiene che “con tutte le sue contraddizioni, vaghezze e scelte retoriche, il programma di Renzi è, tra quelli dei candidati alle primarie del Pd e quelli degli altri partiti tradizionali, senza alcun dubbio quello più esaustivo”. Per questo la proposta può piacere o no, secondo Stagnaro, ma merita di essere tenuta in conto.
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