Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Lo tsunami demografico che sta svuotando il Sud

Sono sempre i migliori che se ne vanno. E dicono addio a sole, mare e mamma per spostarsi al Nord. L’onda lunga della crisi e della disoccupazione investe il Mezzogiorno spazzando via i giovani e facendo piazza pulita nelle calde terre d’Italia. Dal 2008 ad oggi sono andati persi 536mila posti di lavoro, di cui 366mila (-5,5%) solo al Sud.
 
È il Rapporto 2012 presentato oggi da Svimez, Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, ad affrontare il tema della progressiva deriva economica e sociale del Mezzogiorno d’Italia.
Luca Bianchi, vice direttore Svimez, mette in risalto come ad essere coinvolta nel processo di emigrazione è in particolare la parte di popolazione più formata. Ma l’emigrazione è precaria. È frutto dei ‘pendolari di lungo raggio’ che si spostano al Nord mantenendo la residenza al Sud. Il 70% di coloro che negli ultimi dieci anni hanno scelto di lasciare la loro terra (440mila, calcolati in base ai cambi di residenza), sono giovani, e il 25% di essi (150.400) è in possesso di una laurea.
E così la popolazione negli ultimi dieci anni è cresciuta solo nel Centro-Nord. Al netto degli stranieri, la popolazione settentrionale è cresciuta, infatti, di 250mila unità, mentre al Sud segna meno 220mila.
 
E poi ci sono le donne del Sud, una vera risorsa. Quelle che nell’immaginario degli italiani sono l’angelo del focolare, tutte casa e chiesa. Eh no. Le giovani donne ci tengono a spazzare via i vecchi stereotipi. E studiano. Eccome. Più degli uomini. Ma solo una su quattro lavora.
“Il lavoro delle donne – si legge nel rapporto Svimez – si concentra su poche professioni che, da un lato, attraggono nei propri ranghi la maggior parte delle donne occupate e, dall’altro, rappresentano attività fortemente connotate da stereotipi sociali e ricalcate sui ruoli femminili tradizionali del lavoro domestico, educativo e di cura. Si tratta di attività spesso caratterizzate da bassa qualificazione, retribuzioni poco elevate e scarse prospettiva di carriera, ma, per contro, più facilmente conciliabili con le responsabilità familiari”. Eppure, continua Bianchi, “sono le ragazze, soprattutto al Sud, ad essere più scolarizzate”.
 
Cosa fare?
“Occorre focalizzarsi su settori che possono attivare opportunità per i giovani ad elevata formazione”, suggerisce Bianchi. E ripartire dalle donne, le “forze vive” della società meridionale.
×

Iscriviti alla newsletter