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No a primarie nel polo centrista: Monti premier non si discute

No a primarie nel polo liberale di centro. Al massimo si può pensare a primarie per scegliere i candidati al Parlamento, ma il discorso è prematuro. Paolo Mazzanti, giornalista e comunicatore d’esperienza, ora direttore dell’agenzia stampa TmNews, è con Ernesto Auci il promotore dell’associazione “Cittadini indipendenti per l’Italia” che gravita nell’area centrista e liberale con Udc, Italia Futura, Fermare il declino e ZeroPositivo. Proprio al leader di ZeroPositivo, Piercamillo Falasca, replica Mazzanti sulle primarie: per noi sono inutili, il nostro candidato premier è Mario Monti. Mazzanti, comunque, guarda con interesse la sfida che Matteo Renzi ha lanciato ai vertici del Pd: “Renzi appare più coerente con la prosecuzione dell’Agenda Monti e se dovesse essere lui il candidato premier del centrosinistra sarebbe probabilmente più facile costruire una piattaforma programmatica comune”, dice.
 
Mazzanti, ma perché non prevedere primarie anche nel polo liberale e montiano?
 
Per quello che riguarda la nostra associazione “Cittadini Indipendenti per l’Italia”, abbiamo detto sin dall’inizio che vogliamo la permanenza di Mario Monti a Palazzo Chigi, non con un Monti bis “tecnico”, ma con un governo politico che abbia in Parlamento una maggioranza coerente con il percorso di risanamento già avviato. Monti è a nostro parere l’unica garanzia che il programma di risanamento possa proseguire in un clima di collaborazione con gli altri Paesi europei e con gli Stati Uniti. Quindi Monti è il nostro candidato a Palazzo Chigi per il dopo elezioni, soprattutto ora che ha manifestato la propria disponibilità a proseguire il lavoro avviato.
 
Ma chi potrebbero essere gli altri candidati in caso di primarie?
 
Il nostro candidato a Palazzo Chigi é Monti, nel senso che se il raggruppamento dei pro-montiani avrà dei parlamentari essi indicheranno al capo dello Stato la disponibilità a votare la fiducia a un nuovo governo Monti. Si tratta di capire chi potrebbero essere i candidati al Parlamento di questo eventuale raggruppamento pro-montiano. Pensiamo che debbano essere persone nuove, che non abbiano avuto precedenti esperienze politiche in assemblee elettive, che siano competenti e sottoscrivano un programma di ricostruzione dello Stato, di radicale riduzione della spesa pubblica, privatizzazioni e liberalizzazioni, riduzione delle tasse e del debito: tutte condizioni essenziali per il rilancio della crescita.
 
Insomma, per voi sono proprio da escludere…
 
Si potrebbe in teoria porre il problema delle primarie per scegliere i candidati al Parlamento, ma questo è un discorso obbiettivamente prematuro, anche perché dipenderà anche dalla legge elettorale con cui si voterà.
 
Dal vostro punto di vista, non è preferibile che le primarie del Pd siano vinte da Bersani?
 
Ovviamente seguiamo con attenzione e con qualche preoccupazione le primarie del Pd, perché le candidature in campo esprimono opzioni opposte sulla prosecuzione delle riforme della cosiddetta Agenda Monti: Renzi dice che le resterà fedele; Bersani dice che la proseguirà, ma con un’accentuazione degli aspetti di equità e redistribuzione che potrebbero anche stravolgerne punti importanti come la riforma delle pensioni e del lavoro; Vendola dice che la abolirà. Tutto ciò non è rassicurante per l’Italia e per la sua credibilità internazionale da cui dipendono, bisogna sempre ricordarlo, i nostri tassi d‘interesse e dunque il costo del credito per lo Stato e per le imprese. Bersani rischia di finire prigioniero di questa ambiguità.
 
Non pensa che con una vittoria di Renzi si possa aprire spazi per intese con l´area centrista composta da Udc, Fli, Italia Futura, Fermare il Declino e Indipendenti per l´Italia?
 
Renzi appare più coerente con la prosecuzione dell’Agenda Monti e se dovesse essere lui il candidato premier del centrosinistra sarebbe probabilmente più facile costruire una piattaforma programmatica comune.
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