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Bersani ha già licenziato Orsi

L´associazione “Nuova Economia Nuova Società” (Nens), fondata da Pier Luigi Bersani e Vincenzo Visco, ha pubblicato tre interventi di Lisa Jeanne, esperta di Finmeccanica e ricercatrice francese del Sciences Po, l’Institut d´études politiques de Paris.
Nel primo dei tre interventi, Jeanne prende in considerazione la posizione di Finmeccanica tra sviluppo e crollo, sostenendo che s’impone ora un “rovesciamento copernicano di una strategia manageriale erronea, erratica, inconcludente e incapace di realizzare uno solo degli obiettivi dichiarati: dismissioni, SuperSelex, miglioramento dei risultati economici, valorizzazione della posizione competitiva globale”. Una critica serrata, seppure indiretta, al vertice del gruppo aerospaziale e della difesa presieduto da Giuseppe Orsi, mai citato peraltro nel paper.
Secondo la ricercatrice, appare infatti “improrogabile il lancio di un programma di emancipazione strutturale di un’impresa, cruciale per il sistema industriale italiano, dal sistema delle rendite parassitarie che la soffoca – si legge nel paper pubblicato sul sito di Nens – Un programma focalizzato sulla determinazione di strategie di portafoglio e di vantaggio competitivo, sulle politiche di riorganizzazione macro-strutturale e macro-processuale, sulle tecnologie di prodotto e processo necessarie”.
Jeanne sottolinea che da oltre un anno è stata evocata, dichiarata e perseguita la dismissione di Ansaldo Sts, Ansaldo Energia, Ansaldo Breda. Dismissioni che fanno parte del piano industriale di Orsi: “Al di là delle tenaci resistenze genovesi e delle intimazioni di molte organizzazioni politiche e sindacali, ambedue finora ufficialmente ignorate dalle operazioni interne al Corporate, il carattere nocivo della cessione sta in una metafora di senso comune: vendere alcuni oggetti preziosi per pagare l’affitto rinvia, aggravandolo, il problema; non lo risolve. L’affitto, in questo caso, è la perdita ricorrente del sistema Finmeccanica che strutturalmente non produce più margine operativo adeguato agli investimenti di razionalizzazione e innovazione”.
La dismissione, secondo l’esperta, addirittura ne peggiorerebbe la performance, in misura pari alla somma algebrica tra Sts ed Energia da un lato e Breda dall’altro, e il canone lieviterebbe: “Entro qualche tempo il problema riapparirebbe e vendere ulteriori asset si rivelerebbe sempre più difficile, inutile, dannoso, secondo una spirale autodistruttiva certa come una legge fisica”.
Nello studio per il Nens, Jeanne mette sotto accusa anche la concentrazione di Finmeccanica nel core business Difesa e Sicurezza (proprio uno dei caposaldi della politica di Orsi) argomentando che in tempi di austerità fiscale dominante a scala mondiale, “la focalizzazione è un errore strategico troppo macroscopico per essere soltanto un errore e non una posizione ideologica comandata da interessi superiori, un’espulsione dall’Oligopolio dell’Alta Tecnologia, già accettata per incompetenza o soggezione, ma inconfessabile. E’ già avvenuto per settori e imprese di cui Finmeccanica possiede le azioni ma non le competenze, governa i Consigli di Amministrazione ma non il management: vedi Galileo, Drs, la stessa Westland”.
Agli occhi della studiosa sembra dunque ineludibile l’inserimento di un team di amministratori e manager dotati di orientamento internazionale, contraddistinti da alto senso civico e rigore etico, beneficiari del Washington consensus ma anche di quello del Pentagono e delle Difese atlantiche dell’area Nato (almeno in misura proporzionale al peso di Aerospazio, Difesa e Sicurezza nel portafoglio di gruppo).
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