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Come mai il Qatar aiuta Gaza? Ipotesi e analisi

hamas
Martedì 23 ottobre Hamas, al potere dal 2006 sulla Striscia di Gaza, ha ricevuto la sua prima visita ufficiale da parte di un capo di Stato. Si tratta dell’emiro del Qatar, lo sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani. Il motivo della visita è legato alla concessione di un importante finanziamento per la costruzione di 1.000 abitazioni e vari progetti infrastrutturali nell’area di Khan Younis, situata nel sud del paese e distrutta durante la campagna militare israeliana “Piombo fuso” del 2008/2009. Il fondo che il Qatar sta destinando alla realizzazione dei progetti è passato dai 250 milioni di dollari iniziali ai 400 milioni di dollari attuali.
L´iniziativa ha suscitato particolare interesse, oltre che per il suo valore economico anche per le implicazioni politiche. Si tratta principalmente di capire la posizione che il Qatar vuole assumere nell’area, il ruolo giocato da Hamas, nonché la sua relazione con Fatah, uno dei punti più dolenti nel processo di formazione dello Stato Palestinese.
Solo umanitarismo?
Il Qatar ha attribuito al suo gesto una connotazione umanitaria. In una visione più ampia, però, il piccolo e ricco Stato del Golfo sembra stia giocando le sue carte per rinforzare la posizione nello scacchiere regionale. Durante la rivoluzione libica il Qatar ha fornito armi e finanziamenti al gruppo di ribelli che ha sconfitto il regime di Gheddafi; c’è chi pensa che stia attualmente aiutando l’opposizione siriana a combattere contro le truppe lealiste del governo di Assad. Come osserva Mouin Rabbani, analista e membro dell’Istituto di Studi Palestinesi di Amman, “oggi il Qatar è impegnato in una lotta di influenza sulla regione, in contrasto con la Siria e con l’Iran. Hamas e la Palestina potrebbero avere un significato simbolico molto importante in questo contesto”.
Le mire del Qatar
Alcuni analisti, infatti, intravedono una volontà da parte del Qatar di riabilitare Hamas agli occhi dell’Occidente, al fine di spingere l’organizzazione in un processo di riorganizzazione e ribilanciamento dei poteri nell’area del Medio Oriente, sulla spinta delle rivoluzioni della primavera araba. In altre parole “il Qatar sta fungendo da mediatore tra l’Occidente e Hamas”, come afferma Ghanem Nuseibeh fondatore dell’agenzia di consulenza Cornerstone Global. “Nonostante l’Occidente e Hamas preferiscano non ammetterlo – prosegue – entrambi sono effettivamente in attesa che qualcuno assuma questo ruolo e, considerata la sua posizione nella regione, solo il Qatar ha la possibilità di farlo e lo sta facendo attraverso una strategia di diplomazia economica”.
La questione egiziana
Tale strategia è supportata anche dall’Egitto. Si legge in un articolo di Al Jazeera del 23 ottobre che il Presidente Morsy vede il gesto del Qatar come “parte degli sforzi egizani per rompere l’assedio al popolo palestinese”. Stupisce il non coinvolgimento del Presidente Abbas. In realtà sembra che durante una conversazione telefonica con l’Emiro del Qatar, Abbas abbia ringraziato lo sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani per il suo sforzo nel cercare di aiutare il popolo palestinese della Striscia di Gaza. Tuttavia non è mancata occasione per ricordare l’importanza di un’unione interna della causa palestinese, da raggiungere attraverso accordi di riconciliazione tra i due movimenti rivali: Hamas e Fatah.
La posizione di Israele
Israele critica apertamente la scelta del Qatar di affiancare e supportare un’organizzazione politica e paramilitare, quale è Hamas, considerata come un’organizzazione terroristica dall’Occidente. Anche gli Stati Uniti hanno fatto sapere di essere preoccupati per il ruolo destabilizzante che Hamas può svolgere nella regione. Victoria Nuland, portavolce del Dipartimento di Stato americano, ha auspicando che dietro il gesto del Qatar si celi la volontà di mettere al centro dell’attenzione il dialogo tra palestinesi e israeliani.
Le opportunità del progetto
Il progetto di ricostruzione promosso e finanziato dal Qatar offre opportunità di sviluppo al popolo palestinese, rompendo ufficialmente il blocco di importazione merci che affligge questo territorio da più di 5 anni. Ma come leggere questo evento alla luce degli ultimi avvenimenti del Flotilla Movement?
Il 20 ottobre 2012 (appena tre giorni prima della visita del Qatar) la Estelle, nave disarmata, partita dal porto di Napoli e diretta a Gaza con chiari intenti umanitari e di pace, è stata assalita e sequestrata in acque internazionali da forze militari israeliane.
In un comunicato stampa della Ship to Gaza del 24 ottobre si legge “ciò di cui Gaza ha bisogno non sono maggiori “aiuti” ma la possibilità di funzionare, come società e come economia. Questo include la libertà di movimento e di scambi commerciali”.
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