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Gioiellieria e bigiotteria industriale italiana negli incroci finanziari di frisoni e avelignesi

Da maggio di quest´anno i vertici di Fiat Industrial stanno valutando con la consociata americana di CNH i contorni di una fusione che darebbe vita ad una NewCO di diritto olandese quotata sulla borsa di New York e su un altro listino.
L´operazione è nuovamente notizia in questi giorni perché la definizione degli accordi tra le controparti e con gli azionisti di minoranza avrebbe potuto subire un´accelerazione proprio nel mese di ottobre. Pare che invece tutto slitti più in là, al 2013. Ecco.
 
L´analisi dei contorni di una fusione tra due holding finanziarie è un esercizio che può essere fatto in due modi: il primo squisitamente tecnico, ragionando, ammesso di essere in possesso di tutti gli elementi e i contorni della vicenda, sui numeri, sui vantaggi e svantaggi delle parti in gioco e formulare alla fine del ragionamento un commento complessivo della operazione di fusione; il secondo può essere un approccio più di carattere generale che valuta gli effetti economici dell´operazione finanziaria e le ricadute sociali.
 
Seguiamo il primo approccio. Le condizioni di contorno sono: il mercato dei mezzi agricoli e dei veicoli commerciali soffre una fase di rarefazione della domanda. E´ sempre più frequente dover ricorrere a fonti di finanziamento esterno per sostenere le attività operative. La pressione dei mercati finanziari sui debiti sovrani in area euro crea forti pressioni all´euro sul mercato delle monete. Le incertezze rispetto alla tenuta dell´area euro significa per gli operatori finanziari incertezza. Il risultato è che i principali player industriali stanno valutando la necessità di ristrutturare le proprie fonti di finanziamento affinché queste siano bilanciate su valute differenti. La creazione di una nuova società, forte dei contributi di due importanti gruppi industriali, quotata sul listino del Nasdaq, permetterebbe di dar vita ad un soggetto dal punto di vista dimensionale più forte e capace di ristrutturare il proprio debito in maniera più bilanciata.
 
Analisti finanziari e azionisti di maggioranza si comportanto come alunni e maestre a scuola. I primi, da bravi alunni diligenti, svolgono per gli azionisti di maggioranza l´esercizio con profitto. Chi non è tanto contento è l´azionista di minoranza che fa un po´ la parte di un bidello. Ecco. Seguiamo invece il secondo approccio. E´ immediato pensare all´allontamento di un gruppo industriale dal territorio italiano.
 
Massimo Giannini su Repubblica grida alla fuga dei gioielli del nostro tessuto produttivo che si spostano all´estero. E accomuna il caso della potenziale fusione tra Fiat Industrial e CNH con le avances di Siemens a Ansaldo Energia. Le due operazioni sono assai diverse nelle ragioni a monte che inducono gli azionisti delle holding coinvolte a fondersi. E lo sono ancora di più se si guarda alle storie delle due società. Ansaldo Energia, nei tempi che furono, costruiva qualsiasi cosa che fosse fatto di ferro. Dai mezzi anfibi, agli autocarri, alle turbine. I Perrone, tanto per dire, nel 1919, davano lavoro a 30000 dipendenti e stavano tentando di acquisire la Fiat. Un certo Riccardo Gualino, imprenditore e finanziere dimenticato, prestò il denaro a Giovanni Agnelli per evitare di subire l´OPA.
 
I due casi andrebbero visti con maggiore lungimiranza e minore sciovinismo. Fiat Industrial che comprende gli stabilimenti che producono macchine agricole e quelli dell´Iveco fanno prodotti validi apprezzati dal mercato. E, fusioni a parte, non è all´orizzonte una delocalizzazione delle attività produttive. Anche se sarà sempre più necessario produrre laddove c´è maggiore domanda. Riguardo all´Ansaldo, per usare i termini di Giannini, diremmo che non tutti i gioielli sono gioielli ma alcuni sono bigiotteria. E una gestione Siemens potrebbe non essere l´ultimo dei mali.
 
Dice bene Stefano Cingolani quando porta l´esempio della Nuova Pignone che dopo aver chiesto per anni in passato aiuto al Santo di Firenze per rimanere italiana, oggi che è di proprietà General Electric, è un vero gioiello che continua a produrre in Italia.
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