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In Sicilia nessuno canti vittoria

Dalla presunta primavera palermitana siamo crollati nell’inverno della repubblica. Con un assenteismo giunto a superare di circa tre punti la metà degli elettori, non ci sono più alibi: non è più soltanto disaffezione il fenomeno che va consolidandosi in Italia, in tutti i suoi territori; è un assoluto rifiuto della politica pasticciona e cinica, vecchia di arretratezza spacciata per progressismo, quello sortito dal voto del 28 ottobre (data infausta nella storia nazionale) che ora obbliga anche la più modesta formazione a ragionare.
 
Venti aggregazioni (persino insensate ed esprimenti soltanto sfiducia nelle maggioranze e nelle giunte avvicendatesi attorno alla chiacchieratissima presidenza Lombardo) a sostegno di dieci candi¬dati di alleanze spurie, rancorose, prive di progetti che non siano l’assistenzialismo più volgare ed esasperato, non hanno offerto il meglio della Sicilia. Che ha l’orgoglio di essere stata la prima regione speciale instaurata nell’aprile 1947 con gran clamore di scontri che, però, condussero ad una altissima partecipazione elettorale; e con una Dc, primo partito il 2 giugno 1946, ridottosi a terzo dietro il blocco delle sinistre e il blocco non meno agguerrito della destre monarco-legittimiste e terroristiche.
 
Se la Sicilia avesse votato il 28 ottobre con le regole riservate al sistema referendario, il voto complessivo delle regionali sarebbe risultato invalido. Se poi osserviamo che, all’interno del 47 per cento dei votanti, c’è stato un quindici per cento del movimento dei grillini, protestatari quanto si vuole ma che hanno lasciato le sponde del vecchio astensionismo e si presentano come la novità politica del 2012 (e forse del 1013), si capirà che toccare il tasto mitologico di una Sicilia anticipatrice di più vasti eventi nazionali equivale a non rendersi minimamente conto dei guasti politici prodotti da partitini e partitelli che non possedevano più l’orgoglio di vecchie ma onorate ascendenze.
 
La Sicilia ha votato. Ad eccezione di Grillo e dell’armata Brancaleone dei suoi protestatari, nessuno può onestamente cantare vittoria, giacché tutti gli altri si sono presentati nella logica del potere da contrastare all’avversario e non finalizzato ad un cambiamento reale. La campagna mediatica contro la casta ha contribuito ad allargare il campo delle astensioni: ma, specie in Sicilia, di caste ce ne sono altre, più potenti, organizzate e privilegianti malavitosità (giudici militanti per se stessi; partiti dell’antimafiosità che somigliano sempre più alla mafia), che hanno favorito il disastro di un astensionismo grandioso quanto suicida.
 
Sarebbe in proposito opportuno soffermarsi a riflettere bene su come, questa volta, ha votato e fatto votare la mafia. Se si accetta la teoria del doppio-Stato e della mafia che si infiltra ovunque c’è potere (teoria preposta a qualunque analisi politologica e giudiziaria si apra e si propaghi nell’isola, specie a sinistra), si ha l’obbligo di ipotizzare, con fondamento, verso chi, questa volta, si è indirizzata Cosa Nostra: certamente è da escludere che sia andata a sporcare i perdenti o a disperdere le proprie preferenze un po’ qua, un po’ là e… sperare nello Stellone.
In una condizione generale di recessione, di cui non è alle viste alcun reale miglioramento malgrado le assicurazioni quotidiane dei professori nominati a guidare il paese (altra causa non marginale dell’astensionismo che cresce e non arretra), alla mafiosità, che vive di un’economia parallela ben più efficiente di quella delle imposte fiscali ufficiali, di fatto si offrono su piatti d’argento possibilità d’inse¬ri¬mento nella politica sporca, che le persone per bene hanno modo di tentare di allontanare soltanto non immischiandosi nelle beghe delle caste corporative che attanagliano Sicilia e Italia.
 
La Seconda Repubblica è miseramente fallita. Se la Terza che dovrebbe seguirla è quella offertaci dall’incredibile voto siciliano, con protagonisti nazionali che si compiacciono delle loro meschine furbizie, c’è poco da sperare: l’inverno della repubblica è già arrivato. E, quanto a gelo politico, non ha portato molto più di quanto ci abbiano dato la Prima e la Seconda sommate assieme.
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