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Rete Telecom, il delitto perfetto ideato da Bernabè

Telecom Italia è un´azienda con due problemi: da un lato un indebitamento imponente, che – seppur in riduzione da anni – ancora supera i 30 miliardi; dall’altro il controllo di un asset, la rete in rame, che oggi sembra garantire più seccature che vantaggi, perché destinato a svalutarsi inesorabilmente e perché gravato dalla costante attenzione dei regolatori. Chiunque riuscirebbe a intravedere l’opportunità dettata dalla coincidenza di queste due incognite: cedere la rete per abbattere il debito con i proventi dell’operazione.
 
Ma Telecom non è guidata da “chiunque” e al controllo della rete non intende rinunciare a cuor leggero: così lo schema in discussione in questi giorni è assai più sfumato del mero scambio: sì allo scorporo delle infrastrutture in una nuova società, ma con la cessione del solo 49% e a fronte di garanzie sul piano regolamentare che preservino la redditività del restante 51%. E, sullo sfondo, l’aspettativa che la maggioranza nella rete in rame di oggi si trasformi nella maggioranza nella rete in fibra di domani. Un delitto perfetto, perché non solo risolverebbe le questioni sul tavolo nell’immediato, ma spianerebbe la strada all’azienda per gli anni a venire, tutelandone la centralità nel mercato delle telecomunicazioni.
 
Un delitto perfetto non si può immaginare senza un complice: e Telecom può qui contare sulla sponda preziosa della Cassa Depositi e Prestiti, che ambisce a giocare un ruolo cruciale nella partita della rete, potendo fare ricorso alla liquidità assicurata dal risparmio postale. Se, però, è chiaro perché Telecom abbia bisogno di Cdp, non altrettanto evidente è il motivo che dovrebbe spingere quest´ultima a ricercare la collaborazione dell´incumbent; e particolarmente a queste condizioni: pagando a caro prezzo la quota di minoranza di un´infrastruttura che, a ben vedere, non è in alcun modo funzionale alla posa della nuova rete, se non nell´ottica della sua rottamazione. In altre parole, il conferimento della rete in rame a un nuovo soggetto responsabile per lo sviluppo di quella in fibra non risponderebbe ad alcuna sinergia industriale, ma tradurrebbe una sorta di patto di non concorrenza tra vecchie e nuove infrastrutture.
 
È allora semplice identificare nel mercato la vittima del delitto perfetto: se lo scorporo non permette di superare la questione del controllo della rete; se viceversa consente a Telecom di alleggerire la propria posizione finanziaria senza sacrifici significativi; se quest´effetto viene raggiunto con denaro sostanzialmente pubblico e nonostante l´esistenza di progetti alternativi per la rete in fibra; se tutto ciò è vero, è allora palese che la concorrenzialità del settore risulterebbe indebolita da una simile operazione. Secondo un programma che pare anteporre i problemi dell´ex monopolista a quelli del paese.
 
 

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