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Il notabile a disposizione

Nella non politica italiana, molto virtuale, costruita sui nomi graditi o sgraditi o su chances ultimative e sostitutive di un pensiero che non appare ma si dà presuntivamente come noto alle caste e ai loro ipnotizzatori mediatici, il professor Ernesto Galli della Loggia ha aggiunto un nuovo soggetto – il notabile a disposizione – che dovrebbe poter rappresentare la via d’uscita d’una crisi senza sbocco che in Italia stancamente si trascina da decenni.
 
La nuova figura dovrebbe risultare più simpatica, che antipatica, qualificare un signore d’età avanzata (senza limiti o quote rosa) che, avendo alle spalle non poca esperienza, possa essere proposto come una sorta di salvatore della patria, anche se di ripiego, anche se ritenuto non propriamente il più utile, il più capace di aggregare consensi purchessia in mancanza di progetti concreti e largamente condivisi.
 
Qualcuno potrebbe obiettare che un simile ircocervo esiste già: il civil servant che ogni tanto, nella storia italiana anche non recente, appare nelle cronache (o nelle chiacchiere in redazioni giornalistiche o in corridoi parlamentari) e poi scompare e ricompare quando il panorama delle ambizioni altolocate è così nutrito che si ritiene preferibile ricorrere a un presunto soggetto speciale il quale, condensando in sé tutte le virtù possibili, possa essere votato da una maggioranza politicamente inqualificata quanto numericamente realizzabile.
 
Del resto è da appena un anno che, su autoproposta del diretto interessato che ne aveva ricordato nell’estate 2011 il precedente storico, esiste, governa e ottiene fiducie a raffica il podestà straniero, autorevole per sapienza e conoscenza che, appropriatamente protetto, si è fatto un governo a sua immagine e somiglianza; vi ha inserito dentro un po’ di tutto (naturalmente autorevole), giusto per poter chiedere e ottenere voti a destra e a manca; ha preso in mano la gestione dell’economia specie col suo pesante fiscalismo ragionieristico; perde progressivamente stima sociale e consensi parlamentari, ma resta privo di alternative: tanto che, ormai alle viste della chiusura della legislatura, il suo ruolo viene addirittura recuperato come fosse l’unico in grado di porre un argine ad un astensionismo di protesta che, francamente, non si arresta scegliendo di non scegliere.
 
Il podestà straniero è, concettualmente, alquanto diverso dal notabile a disposizione, essendo il primo un tecnico mercenario (questo era in verità nell’età comunale, parecchi secoli fa), il secondo un soggetto non necessariamente politico, né tecnico, né mercenario e, purtroppo, neppure democratico, se va pescato non dall’esito di una libera consultazione elettorale, bensì dall’irosa fronte di Giove, stanco di doversi sostituire (lui che la politica la pratica da quando aveva i calzoni corti) non solo ai partiti ma soprattutto al popolo nel suo privilegio di designazione dei capi di governo.
 
Perché il ricorso a un notabile a disposizione possa funzionare, a parte la riappropriazione della sovranità popolare che non può troppo a lungo rimanere sospesa, è almeno indispensabile che egli sia, oltre che autorevole, un uomo di polso, uno che fa e non disfa e, soprattutto, uno che pensi e non si faccia suggerire dall’esterno idee, programmi, soluzioni, modalità legislative, rispetto per chi è forzosamente chiamato ad inchinarsi e ad applaudire.
 
Tutto ciò posto, giusto per rimanere in tema di Stato democratico, una più seria riflessione generale degli addetti alla confusione politica e al solo fiuto delle individuali convenienze non guasterebbe. Prima si rimuovono gli equivoci, meglio sarà per tutti: a cominciare dai notabili a disposizione e dai podestà stranieri, che rischiano di affaticarsi inutilmente.
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