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Alfano e i porcellisti del Porcellum

Manca poco che, dopo anni di discussioni su come dare all’Italia un sistema elettorale più rispettoso della pluralità di opinioni politiche circolanti nella società nazionale, ci vengano a dire che le norme con cui andare alle urne la prossima primavera non si possono cambiare in fine legislatura e, quindi, non resta che votare col vecchio porcellum.
 
Chi abbia memoria non ballerina ammetterà che le leggi elettorali non si creano a misura di un partito, per quanto rilevante, dovendo invece essere neutre. Sta di fatto che quanti nel 1953 riuscirono a battere De Gasperi con l’accusa di avere imposto una “legge truffa” (invero voluta dai partiti alleati minori e non dalla Dc) sono gli stessi (o figli e nipoti) che oggi invocano un premio di maggioranza sproporzionato rispetto alla percentuale raccolta. Almeno, allora, un premio per la stabilità politica era previsto per la coalizione che avesse superato almeno di una unità il cinquanta per cento dei voti validi. Oggi si minaccia di fare saltare trattative e dialoghi rivendicando un premio molto alto anche per un partito che riesca appena a superare il venticinque per cento dei consensi. Che è come dire che Giacomo Acerbo era un campione di democraticità e Mussolini un personaggio rispettoso del pluralismo politico.
 
Se, invece di sragionare dando per definitivi e acquisiti i responsi delle ultime amministrative, regionali comprese, e per rivendicare quote di potere che sono tutte da guadagnare e per niente sicure per nessuno, i partiti – tutti – riflettessero che l’elettorato è profondamente mutato rispetto al mitico 1994, anno I del bipolarismo sgangherato e truffaldino, e che oltre la metà degli elettori si sono disamorati della politica ma hanno pur sempre diritto di dare voce alle loro lagnanze, qualcosa di positivo, forse, si riuscirebbe a trovarlo anche all’ultimo minuto. Nessuna norma costituzionale impedisce che si trovi un’intesa sul nastro d’arrivo, né condanna a regalare maggioranze posticce a chi non trova consensi sufficienti a legittimare pretese inverosimili.
 
A guardare bene dentro le procedure in corso al senato in tempi utili perché si trovino aggiustamenti di un minimo di spessore democratico, chiunque non sia posseduto da faziosità congenita potrà riconoscere che chi si mette di traverso in parlamento per scongiurare la soglia del 42,5 in discussione, altro non vuole che il ristagno del porcellum, la legge elettorale inquinante che ci sta condizionando da fin troppo tempo, squalificandoci agli occhi del mondo.
Attenti, dunque, a decidere di non decidere. Chi ricorre a simile sotterfugio, è un porcellista, cioè un autentico cinico e baro: non in forza del destino, ma per atti volontari d’insana antidemocraticità.
 
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