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L’Unione europea? Appoggia Obama (?)

Alla vigilia delle elezioni presidenziali americane, sono in molti a chiedersi quale sia il candidato preferito dai massimi rappresentanti delle istituzioni comunitarie.
Come prevedibile, nessun endorsement ufficiale è giunto da Bruxelles, anche se non è del tutto fuori luogo sostenere che l’Unione Europea auspichi in larga parte una rielezione di Barack Obama.
 
Le motivazioni? Secondo rumors di fonti anonime provenienti da Washington e diffusi sul sito web del settimanale New Europe, testata indipendente di affari comunitari, una delle basi del sostegno sarebbe un accordo riguardante la Tobacco Directive.
 
Dietro tale nome si cela il controverso provvedimento che ha portato poche settimane fa alle dimissioni per motivi ancora del tutto da chiarire del commissario europeo alla Salute, il maltese John Dalli.
 
Secondo la testata, che invita tuttavia a prendere la notizia con la dovuta cautela, alcuni rappresentanti appartenenti ai vertici europei avrebbero “barattato” con il Presidente americano alcuni aspetti del provvedimento, ricevendo in cambio l’assicurazione dell’appoggio a una nomina europea ancora top secret a prossimo segretario generale dell’Onu.
 
Questo consentirebbe al presidente uscente di ricevere, a poche ore dalle elezioni, l’appoggio di una delle lobby statunitensi di maggior peso, assicurandosi il secondo mandato.
 
Se anche l’indiscrezione dovesse rivelarsi falsa, alcune ragioni di un sostegno europeo ad Obama sarebbero chiarissime e sotto gli occhi di tutti gli osservatori, a cominciare dalle linee adottate dai due candidati sul fronte della politica estera.
 
Il presidente democratico, ora come quattro anni fa, continua a sostenere l’indispensabilità di un’Europa forte, che aiuti l’America nel governo di un mondo sempre più sbilanciato sul lato orientale e che esca quanto prima dalla crisi economica che la attanaglia, per rilanciare i sempre stretti rapporti commerciali e geopolitici con gli Usa.
 
Dall’altro lato invece, Romney sembra snobbare il Vecchio Continente, definendo l’Italia e la Spagna cattivi esempi dai quali stare ben lontani, rilanciando in parte i dettami teocon degli ultimi anni che vorrebbero gli Stati Uniti maggiormente orientati a politiche ultraliberiste sul piano economico-sociale e interventiste ed autonome sul fronte militare.
 
E l’Italia come si pone? Il caso della Penisola è il più complesso da analizzare. Nonostante i rapporti tra Mario Monti e Obama e nel complesso tra i due Paesi siano a un livello di fiducia che non si toccava da tempo, probabilmente l’Italia sarebbe lo Stato europeo che – escluso il Regno Unito, da sempre partner privilegiato – avrebbe più da guadagnare da una elezione in chiave repubblicana, come ha sottolineato anche Ugo Bertone su Firstoline.
 
Le tutele degli interessi petroliferi dell’Eni in Iraq, delle esplorazioni minerarie in Afghanistan richiamate negli scorsi giorni dal presidente del Consiglio e del ricco business delle forniture militari operate da Finmeccanica sarebbero, secondo alcuni osservatori, con tutta probabilità agevolate da una presenza repubblicana alla Casa Bianca, come la storia recente ha dimostrato. “L’Argent fait la guerre”, recita un vecchio detto. Vedremo se farà anche la politica.
 
@michelepierri
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