Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Legge elettorale, un bonus in fondo al tunnel?

I quotidiani Pubblico e Fatto Quotidiano l’hanno già ribattezzata “legge truffa”, memori della famosa legge elettorale del ‘53. Sull’emendamento passato ieri in Commissione Affari costituzionali del Senato che fissa al 42,5% la soglia minima per accedere al premio di maggioranza non si spengono le polemiche. L’iniziativa di Pdl-Udc e Lega, oltre all’Api di Francesco Rutelli, ha dato vita a un blitz sulla legge elettorale che ha fatto infuriare Pd e Idv. Secondo i due partiti che hanno votato contro, con questa modifica nessuno sarebbe in grado di raggiungere il premio e nessuno quindi potrebbe governare il Paese, spianando così la strada a un Monti-bis. Secondo Marco Travaglio oggi nel suo editoriale, dietro a questo ritrovato asse, si nasconde un incubo a Cinque Stelle: “Ora il primo partito rischia di essere quello di Grillo, come in Sicilia, dunque bisogna fare in modo che chi arriva primo, non vinca”.
 
Il Pd furioso
Su Twitter il segretario Pd, Pier Luigi Bersani, ha commentato: “Così non ci stiamo, serve governabilità. Qualcuno teme che governiamo noi”. E il suo collega di partito Matteo Orfini dalle colonne del Fatto Quotidiano è più esplicito: “L´Udc sta facendo un grave errore” sulla legge elettorale, “c´è un vulnus politico” e “un netto segno di irresponsabilità” perché “nel momento di massimo distacco dei cittadini dalla politica invece di riconoscere l´esigenza di cambiare la legge partendo dagli interessi del Paese si fanno interessi di parte”.
Appare di nuovo lontana quindi l’ipotesi di un accordo pre-elettorale tra Casini e Bersani, rilanciata dal successo di Rosario Crocetta in Sicilia dove Pd e Udc correvano insieme.
 
Casini: “No alle sceneggiate napoletane”
Non secondo il leader dell’Udc che ieri consigliava di distinguere tra “reazioni di facciata e di sostanza” e oggi in un’intervista alla Stampa parla di “una sceneggiata napoletana”: “In Senato si è solo preso atto di un principio fissato dalla Corte costituzionale, secondo cui bisogna superare una certa soglia per accedere al premio di maggioranza”. Quindi, aggiunge, il Pd “non può cadere dalle nuvole”, “la Consulta lo va ripetendo e il Presidente della Repubblica ci ha richiamati più volte”, “di quale sgambetto stiamo parlando?”.

 
Possibile accordo sul bonus
I retroscenisti raccontano infatti che il dialogo sulla legge elettorale prosegue. Si potrebbe trovare un accordo su un bonus del 10% al primo partito, il “lodo D´Alimonte”: in quel modo i democratici potrebbero tentare un listone con Sel e Psi e, grazie al premietto portarsi tra il 40% e il 45%.
 
L’attenzione di Napolitano
Visto il trambusto di ieri, il Presidente della Repubblica ha chiesto al segretario generale del Quirinale, Donato Marra, di chiamare Carlo Vizzini, presidente della Commissione, per “capire cosa stava succedendo visto che uscivano notizie di scontri e rotture” spiegano al Quirinale. Il capo dello Stato è preoccupato che la mediazione auspicata possa saltare e ha perciò chiesto rassicurazioni sul fatto che, al di là delle turbolenze del momento, la trattativa non si sia davvero chiusa. E così infatti pare che sia, secondo il Colle.

Dopo i tanti appelli lanciati nei giorni scorsi, Napolitano non molla la presa sulla riforma, convinto che una mediazione sia possibile. Come ha ribadito ai leader dei partiti della maggioranza, la riforma è indispensabile e il Presidente farà tutto ciò che è in suo potere perché vada in porto. Una posizione condivisa dal Premier Mario Monti che ieri dal lontano Laos ha minacciato un intervento non auspicabile del governo, se le forze politiche non dovessero trovare un accordo.
 
L’iter della legge
Stasera alle 20.30 un nuovo vertice, ha annunciato Vizzini, per cercare un nuovo punto di incontro tra le forze politiche dopo lo strappo di ieri. Il presidente del Senato, Renato Schifani, punta a portare il testo sulla nuova legge elettorale in aula entro la prossima settimana ma poi il passaggio più difficile per il provvedimento sarà a Montecitorio. La strada è ancora lunga e quella all’orizzonte, scrive oggi Stefano Folli sul Sole 24 Ore, appare come una norma transitoria: “Se si fosse ascoltato per tempo il Quirinale, avremmo accontentato l’Unione europea e magari avremmo una riforma migliore di quella che sta prendendo forma”. Ora la scommessa è non renderla peggiore. Ci riusciranno i nostri eroi?
×

Iscriviti alla newsletter