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One painting show

Nel Paese dei numerosissimi Musei, piccoli e grandi, non mancano certo le collezioni. Le sale ripiene di tele e oggetti disparati e di ogni età. I magazzini e i depositi soffocati da materiali anche di grandissimo pregio. Allestimenti museali e mostre che fanno di questa ricchezza un punto di forza. Secondo una tradizione consolidata. Con risultati certi. Ma anche la strada delle opere uniche, rare, sembra offrire grandi potenzialità.

La Dama con l’ermellino di Leonardo è stata l’apripista in Italia. Esperimento riproposto più volte. Dal Museo Diocesano di Milano quasi come una regola. Nel 2002 con l’Ecce Homo di Antonello da Messina. Nel 2003 con l’Annunciazione di Domenico Beccafumi dalla Chiesa di San Martino e Santa Vittoria di Sarteano. Nel 2004 prima con la Cattura di Cristo di Caravaggio e poi con l’Annunciata di Antonello da Messina, la Giuditta di Botticelli, la Natività di Lorenzo Lotto e la Natività di Filippo Lippi. Ancora nel 2004, nelle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari a Vicenza, sede espositiva di Banca Intesa, è stata in mostra Il Martirio di San’Orsola, di Caravaggio. E non è finita. L’Eni a Milano ne ha fatto una specie di strenna natalizia. Nel 2008 con la Conversione di Saulo. Nel 2009 con il San Giovanni Battista di Leonardo da Vinci. Nel 2010 con la Donna allo specchio di Tiziano. Nel 2011 con due opere di Georges de La Tour. Nel 2012 con Amore e Psiche la scultura di Antonio Canova, insieme a Psiché et l’Amour dipinto di Francois Gérard.

Si tratta sempre di grandi opere, esposte singolarmente. Capolavori sui quali si concentrano gli sguardi. Fornendo così anche l’occasione per studiarli in maniera più approfondita. Insomma un’operazione dai riconosciuti risvolti, per così dire, scientifici. Ma anche economicamente vantaggiosa. Perché l’esposizione di una sola opera  consente di concentrare gli sforzi. Anche organizzativi.

Le opere soliste hanno interessato grandi città come Milano, Roma e Firenze. Ma la moda si sta diffondendo anche nei piccoli centri. Come Baldissero d’Alba in Piemonte. Oppure come Porto Ercole dove nel 2010 è stato esposto il San Giovanni Battista della Galleria Borghese.

E’ naturalmente necessario che le opere esposte siano dei veri e propri capolavori. Indiscussi. Solo così è stato possibile finora e potrà esserlo anche in futuro che ad essere richiamate siano grandi folle. Sempre che l’esposizione di opere soliste sia l’occasione per aprire una finestra su tutto il resto. Gli sguardi fissi sull’opera la chance per allargare gli orizzonti della conoscenza. E magari per rendersi conto che non lontano dalla patinata sede espositiva sulla quale si concentrano tutti gli interessi esiste un patrimonio che minaccia la rovina. Oppure soltanto tante altre opere, di uguale valore, che il grande pubblico non nota. Eppure basterebbe poco. Sarebbe necessario che le persone in paziente fila, in attesa di accedere alla vista della mostra di turno, alzassero gli sguardi. Guardandosi intorno. Basterebbe un po’ di curiosità.

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