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Cos’è il wind shear, la causa probabile dell’incidente di Fiumicino

Il vento, ma non solo, sarebbe la principale causa che ha portato l’Atr 72 Pisa-Roma ad un fuoripista durante l’atterraggio all’aeroporto di Fiumicino nella sera di sabato, causando il ferimento grave di due passeggeri. Ed è quella di disastro colposo l’ipotesi di reato fatta dalla Procura di Civitavecchia rispetto all’incidente, avvenuto ad un aereo della Carpatair.

Il procuratore capo, Gianfranco Amendola, è in attesa di ricevere l’informativa dalla Polaria prima di valutare eventuali iscrizioni. Nei prossimi giorni chi indaga disporrà una consulenza tecnica per accertare le ragioni del fuoripista. Il velivolo è ancora sotto sequestro. Rispetto alla copertura dei simboli Alitalia, è stata la stessa magistratura ad averla autorizzata.

L’ipotesi principale sulla causa dell’incidente resta quella di “wind shear”, uno degli effetti più pericolosi del temporale, insieme a fulmini, precipitazioni distruttive, ghiacciamento di parti di aeromobile, forte turbolenza ed aquaplaning sulla pista. In una conversazione con Formiche.net Franco Prodi, direttore scientifico del progetto Rivona (Rischi per il Volo e Nowcasting Aeroportuale), spiega l’obiettivo del programma, lo studio di questi fenomeni repentini per fornire al pilota un’allerta che lo porti a tempestive manovre, e gli eventuali altri ambiti di applicazione della tecnologia e del know-how in questione.

“Il progetto Rivona è impostato sul ‘wind shear’ e sui rischi metereologici che questo fenomeno rappresenta per la navigazione aerea. Dalla descrizione dell’incidente, dovuto a fenomeni temporaleschi e ai loro effetti, si intuisce infatti che la causa è riconducibile al ‘wind shear’. I temporali producono una discontinuità nel vento causata da correnti discendenti per cui il pilota sente l’aereo come schiacciato al suolo. Questi fenomeni metereologici sono più pericolosi di quanto non si pensi”.

Il progetto, guidato da Franco Prodi, è risultato vincitore di un bando della Regione Puglia nel settore aerospaziale. E’ basato sull’aeroporto di Brindisi e prevede l’installazione, ora in corso, di due radar meteorologici di avanzate caratteristiche (doppler ed in doppia polarizzazione) operanti ed in posizione opportuna rispetto all’aeroporto (Torchiarolo e Mesagne).

“I radar – spiega Prodi – vengono posti a una distanza ottimale di 15/20 km dall’aeroporto, e il temporale viene visto da due strumenti separati attraverso cui si ricostruisce la riflettività (da dove vengono le precipitazioni) ma anche il movimento delle masse d’aria. In questo modo le correnti discendenti sono osservabili in anticipo”.

Quello di Brindisi è “un esperimento unico in Italia, con radar prodotti in Texas e in Colorado. Partirà poi l’esperimento pilota per tre anni. Si tratta di una previsione di Nowcasting, una previsione osservazionale attraverso cui si possono prevedere con dettaglio spazio-temporale i fenomeni di rischio. Lo scopo è dare l’allerta al cockpit dell’aereo”. D’altra parte, aggiunge Prodi, “negli anni Sessanta-Settanta in Italia avevamo i migliori radar, ma oggi abbiamo perso la nostra capacità di produzione”.

Bisogna saper guadagnare tempo, perché “sapendo che questo rischio parte dalla correnti discendenti il pilota può anche decidere di rinviare l’atterraggio. Anche l’Italia cerca così di dare il suo apporto su un tema che è alla frontiera della ricerca”. Ma il problema sarà “gestire la strumentazione e formare quindi figure professionali con una preparazione adeguata. Serve però una ricerca e un servizio avanzato e in questo senso c’è bisogno dell’aiuto delle istituzioni”. Ma gli ambiti d’applicazione di questa tecnologia sarebbero diversi. “Speriamo di trovare la formula giusta per operare anche per la protezione civile e l’agricoltura”, conclude Prodi.

 

 

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