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Navi giapponesi nei radar cinesi

Una nave militare cinese che punta il radar di controllo tiro contro una nave della marina nipponica di scorta a due motovedette della guardia costiera. L’ultima provocazione attorno alle isole contese tra i due governi è avvenuta il 30 gennaio. I colloqui tra i leader cinesi e giapponesi per allentare la tensione attorno alle Senakaku o Diaoyu, come sono chiamati rispettivamente gli isolotti, potrebbero svolgersi ad aprile. Ma in attesa di un gesto di distensione non si fermano i segnali di sfida.

Oggi il governo giapponese ha annunciato di aver convocato l’ambasciatore cinese a Tokyo per chiarimenti su quello che è stato definito un’intimidazione e una minaccia, come ha spiegato il ministro della Difesa nipponico, Itsunori Onodera. Un caso tra l’altro non isolato. Già lo scorso 19 gennaio i radar usati per l’assetto da combattimento e per orientare il tiro avevano agganciato un elicottero militare. Incidente di cui fino a oggi non si era ancora avuta notizia.

Il confronto tra la seconda e la terza economia al mondo è deflagrato lo scorso settembre quando il governo di Tokyo acquistò da proprietari privati il gruppo di isolotti, poco più di un arcipelago di scogli disabitati ma posti in posizione strategica e ricca di risorse che i due Paesi si contendono almeno dalla fine degli anni Settanta, in una contesa che affonda radici nei rapporti storici tra le due parti. Seguirono proteste e manifestazioni in entrambi i Paesi in cui la disputa ha contribuito a risvegliare rivalità mai sopite in particolare per il ricordo delle atrocità compiute dall’esercito imperiale nipponico durante l’occupazione della Cina nella prima metà del secolo scorso. Ma cui contribuisce anche la rinnovata assertività con cui Pechino rivendica il suo status di potenza di cui i 108 miliardi di dollari in spese militari per il 2012, in aumento del 11,2 per cento rispetto all’anno precedente, sono un segno.

Non è ancora chiaro il perché dell’attesa giapponese a denunciare l’incidente. Fonti nipponiche citate dalla Reuters hanno spiegato che Tokyo voleva essere sicura non si fosse trattato di un falso allarme prima di accusare Pechino. Dal canto suo l’ambasciatore cinese, come riferito anche dall’agenzia ufficiale Xinhua, ha respinto le accuse e ribadito ancora una volta che le isole sono territorio cinese.

L’incidente si è inoltre verificato quando erano passati cinque giorni dall’incontro a Pechino tra il futuro presidente Xi Jinping, che entrerà in carica a marzo, e l’inviato del governo nipponico, Natsuo Yamaguchi durante il quale il leader cinese aveva rimarcato la necessità che entrambe le parti agissero per garantire stabilità e pace nella regione. I caccia di entrambi gli schieramenti che si sono alzati in volo nelle ultime settimane e i radar di tiro puntati sono però la prova che i militari sono già in campo.

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