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La linea rossa pakistana che gli Usa non devono superare

I bombardamenti statunitensi con i droni nelle aree di frontiera pakistane sono una violazione della sovranità nazionale e delle leggi internazionli, inoltre alimentano i gruppi talebani e terroristici più che eliminare i sospetti militanti. A parlare è stato ieri l’ambasciatrice pakistana a Washington. Intervenuta a una conferenza organizzata dal Christian Science Monitor, la signora Sherry Rehman ha esortato il governo statunitense a non varcare quella che ha definito una linea rossa.

Neppure ventiquattro ore dopo le dichiarazioni dell’ambasciatrice la stampa pakistana riportava la notizia di almeno tre morti in un attacco con gli aerei comandati in remoto nel Waziristan settentrionale.

Le parole della rappresentate di Islamabad hanno preceduto di due giorni l’audizione al Senato di John Brennan nominato dal presidente Obama come prossimo direttore della Cia, che dovrà ora ricevere la conferma. Brennan, già consigliere del presidente per l’antiterrorismo è considerato l’architetto della strategia dell’uso dei droni per colpire i militanti in Pakistan, Yemen, Somalia e Afghanistan. Una pratica sulla cui legittimità è stata aperta un’inchiesta Onu perché le azioni condotte e gli omicidi mirati di presunti terroristi avvengono in Paesi dove almeno formalmente non sono in corso guerre.

Proprio l’opposizione pakistana all’uso dei droni sul proprio territorio è uno dei punti di frizione delle relazioni tra i due Paesi, messe alla prova dall’assalto che portò alla morte di Osama bin Laden scovato in una città non distante dalla capitale Islamabad e dalla sfiducia statunitense sugli sforzi dell’alleato nella guerra contro il terrorismo.

La Terra dei puri è però cruciale per la stabilità della regione una volta ritirate le truppe dall’Afghanistan nel 2014. Da questo gli sforzi per migliorare i rapporti tra Kabul e Islamabad. Secondo i dati del Bureau of Investigative Journalism, tra il 2004 e il 2013 i bombardamenti con i droni hanno fatto oltre 3.400 morti nel solo Pakistan, di cui almeno 890 civili.

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