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Obiettivi (e rischi) del piano Ue sulla sicurezza informatica

Il nuovo piano per la sicurezza informatica dell’Unione europea presentato oggi ufficialmente per tutelare l’internet aperta, la libertà e le opportunità nella rete, rischia di rivelarsi un grattacapo per otre 40mila società. Tante sono infatti quelle operanti nei settori dell’energia, dei trasporti, dei servizi bancari e dell’assistenza sanitaria, le aziende ospedaliere o i service provider che secondo le nuove regole dovranno denunciare intrusioni gravi ai loro sistemi.

“Più si conta su internet, più si tende a credere che essa sia sicura. La sicurezza su internet tutela le nostre libertà e i nostri diritti, come pure la nostra capacità di esercitare attività economiche. È giunto il momento di adottare iniziative coordinate, in quanto non farlo avrà un costo assai superiore”, ha sottolineato Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione europea e responsabile dell’Agenda digitale.

Ma per le società lo sforzo di salvaguardare le infrastrutture critiche potrebbe tradursi in costi extra e una ritrosia a dover ammettere pubblicamente di essere stati vittima di attacchi informatici, nel timore di cattiva pubblicità.

Le priorità della strategia europea saranno cinque: lotta ai crimini informatici; drastica riduzione del loro numero; l’elaborazione di un modello comune legato sia alla politica della sicurezza che quella della difesa; lo sviluppo di risorse industriali e tecnologiche; istituire una coerente politica internazionale del ciberspazio per l’Unione europea e sostenere i valori fondamentali dell’Ue. La strategia prevede che nei singoli Paesi si sviluppino con il sostegno di Bruxelles centri d’eccellenza per la lotta della criminalità online e per il monitoraggio.

Secondo i dati in possesso della Commissione, sono circa 150mila i virus informatici in circolazione ogni giorno e circa 148mila i computer infettati. Da un’indagine dell’Eurobarometro realizzata nel 2012 è emerso che il 38 per cento degli utenti ha modificato il proprio comportamento a causa della preoccupazione per eventuali attacchi; il 18 per cento è meno propenso a fare acquisti online e il 15 per cento a svolgere operazioni bancarie. I dati Eurostat del gennaio 2012 indicano invece che il soltanto 26 per cento delle imprese Ue aveva formalmente definito una politica di sicurezza.

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